L'incipit della settimana

ELABORATO TESTUALE DI TOT PAROLE: "L'antico vaso andava salvato"
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Ctrl+c, Ctrl+v, STAMP-E-PORT-LE-FOGL:"Glutammati sto sodio"

domenica 29 maggio 2011

Racconto postato in forzato silenzio...

Erano sette, non uno di più...ma non si sa mai.
Carla li guardava dall'alto del suo metro e sessanta e sorrideva dolcemente... Era bella, bellissima anzi, ma purtroppo era difficile poterlo vedere sotto quel ciuffo di capelli sporchi caduto malamente su quella guancia ancora macchiata di cipria dalla sera prima... Era molto più giovane di quanto tutti pensassero, ma le fatiche e i dolori degli ultimi anni l'avevano resa il ritratto perfetto dell'immagine triste e solitaria che portava al mercato tutte le mattine...
Solo la sera sembrava ringiovanire quando per poco più di mezzora accoglieva tra le sue braccia i sorrisi e i pensieri di chi la prendeva per mano.
Paolo era il più grande, dodici anni ma se ne sentiva come minimo quindici! Si metteva sempre a capo tavola perchè come diceva sempre: l'uomo di casa deve poter guardare e controllare tutti! Come fa il Re dall'alto del suo castello" poi prendeva il coltello tra due dita e faceva finta di fumare accavallando le gambe e tenendo il mento alto verso il cielo...
Accanto a lui c'era Laura, undici anni, arrivata poco dopo di lui con una grossa voglia rossa a forma di cuore al centro del collo, romantica e silenziosa, com'era sua madre quando seppe del suo arrivo...diceva sempre a tutti che lei era il frutto dell'unico amore della sua vita e Laura tutta orgogliosa portava con se il segno dell'ultimo bacio di suo padre come fosse il ciondolo di una collana...
Sulla sedia affianco c'era Angela, due anni in meno ma il doppio della carica in corpo. Mai un nome fu meno azzeccato per una bambina.. capelli rossi e tante lentiggini quante le idee pazze e pestifere da metteva in atto ogni volta che poteva. L'ultima era stata quella di intingere nell'inchiostro nero le punte della spazzola della mamma, così quando quella sera arrivò il momento di prepararsi per andare a lavorare si trovò una meches nera giusto su quel ciuffo biondo spento che le cadeva davanti, e che tanto piaceva al proprietario del negozio davanti casa...
Benchè le dicesse sempre di odiarla ogni sera e benchè le nascondesse il rossetto negli angoli più remoti della casa il bersaglio preferito di Angela non era la mamma, ma i gemelli..
Giulio e Francesco arrivarono giusto un anno dopo di lei, e oltre ad essere un peso troppo grosso da reggere in un colpo solo erano anche fastidiosamente opposti a lei... così scuri in viso e nei capelli... li chiamava sputi di tabacco! e come ripeteva sempre non c'era nulla che lei odiasse di più di quando gli uomini sputano tabacco!
Erano due gocce d'acqua tra loro e a detta della mamma anche del papà...avevano ricci neri fittissimi e due occhi grandi e scuri come la pece. Le vecchie signore del paese li chiamavano i figli del diavolo...ma per la loro mamma erano i più dolci e teneri cioccolatini che avesse mai assaggiato. Quando la sera gli dava la buonanotte per salutarli faceva sempre finta di dargli un morso sul pancino, poi alzava gli occhi, sorrideva insieme a loro e diceva:"aspettatemi per colazione che voglio iniziare la giornata con bacio al cioccolato!"
Dopo di loro passarono un paio di anni in cui non ci fu nessuno...Carla era stata male era dovuta restare a casa senza poter lavorare. Una delle prime mattine in cui riuscì di nuovo ad uscire di casa andò al bar di sotto con Angela e lì incontrò suo padre. Era appena tornato dall'Irlanda e le assomigliava sempre di più. Sembrava pieno di gioia e di speranze e anche se la malattia l'aveva resa una donna molto più magra e spenta di qualche anno prima lui sembrò rinnamorarsene subito. Guardò verso la piccola Angela che per la prima volta sfoggiò un sorriso mai visto prima e sul momento sembrò pure che lui volesse restare con loro più della solita mezzora. Carla pensò che forse avrebbe potuto essere di nuovo felice... che avrebbe accettato anche tutti gli altri e che non sarebbero più stati soli! Ma quando quella sera accompagnandola a casa lui vide i gemelli correrle in braccio, impazzi. Le diede della schifosa, scappò al bar di sotto e tornò solo per smaltire la sbornia e sfogare tutto il suo odio e la sua rabbia un ultima volta, per non tornare piu...
Dopo sette mesi arrivò Ultimo, rosso anche lui come Angela ma più magro e tranquillo... non parlava mai e in cortile gli altri bambini non perdevano occasione per prenderlo in giro, ma ci pensava sua sorella a sistemarli tutti, Ultimo sapeva che accanto a lei non gli sarebbe mai potuto succedere nulla...si limitava ad attaccarsi alla sua gamba e a guardare tutti gli altri con uno sguardo arrabbiato e il broncio inciso su quelle piccole labbra rosa su sfondo bianco. Anche adesso era lì accanto a lei, aggrappato alla gamba della sedia.
Carla lo osservò un minuto più degli altri e mentre asciugava le posate e aspettava che il secondo turno di latte fosse caldo passò lo sguardo su ognuno di loro...
Paolo stava ancora facendo finta di fumare assorto in chissà quale strano progetto da adulto per la giornata e mentre Laura guardava sognante fuori dalla finestra con il pezzo di pane ormai sciolto nella tazza, Angela insegnava ad Ultimo a dare i pizzicotti provando sul tovagliolo e i due gemelli giocavano a spostare le goccioline bianche sulla loro pelle scura...
Carla si appoggiò al lavandino, era strano come fossero tutti uguali per lei, così piccoli e simili a quel tavolo, con le loro canottiere sporche e i capelli spettinati a mostrarsi per quello che sono davanti quella colazione sempre uguale... Li guardò e sorrise, si tolse il grembiule, andò davanti allo specchio, si tirò su il ciuffo e tolse gli ultimi residui di rossetto, poi battè le mani e sfoggiando un enorme sorriso disse: "Coraggio nanetti è arrivata l'ora di andare! A lavarsi la faccia e poi fuori di qui!"
Appoggiò la mano sulla pancia, sospirò e pensò a come l'avrebbe chiamato, o chiamata. poi si fermò e pensò a quando ognuno di loro era stato lì tra le sue mani, protetto almeno per un po' di mesi da tutto il mondo fuori... Sapeva che una volta fuori di lì non avrebbe mai potuto fare di più di quanto stesse già facendo per rendere la loro vita più facile e priva di pregiudizi...ma non gli importava, lei era li per loro e ci sarebbe stata anche per il prossimo, e nulla poteva andare male perchè erano le sette meraviglie più belle che avrebbe mai potuto vedere...

5 commenti:

  1. Bello!! I sette nanetti! Appunto, non si sa mai. Peccato solamente che non ce l'abbia potuto leggere tu!

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  2. che figata!

    Commento serio:"l'idea è originale e l'hai scritta da dio, mi piace il richiamo a biancaneve e come tutte le donne vogliono essere principesse:D "

    Commento non serio:"mi piace come hai proseguito in maniera originale e velata il filone calzaturiero!"

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  3. grazie!!!! come sempre pippo v sei più complesso nelle battute che da serio... ma i tuoi commenti mi hanno fatto entrambi molto piacere! spero anche io che le mie povere corde vocali tornino a vibrare come quelle di biancaneve! (magari cerco di evitare che il circolo si riempia di caprioli, uccellini e tartarughe...) :-)

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  4. Che bello Cate!!! Tralaltro hai introdotto un sacco di personaggi! Mi hai dato l'idea per il mio prossimo racconto!! :D A venerdì (spero) cara ragazza senza voce!

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  5. battuta per il sig. vespa
    ma le zoccole sono scarpi?

    il racconto spacca duro cate!!!

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