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lunedì 16 maggio 2011

Il Profumo della magnolia

Neppure questa volta le andò bene...
“Claudia!! Sveglia Sono quasi le sei!”
Eh no decisamente non le era riuscito di farsi assorbire dal caldo piumone che pesante come il sonno la schiacciava sul materasso.
“Vorrei diventare una piuma e dormire per sempre! Al diavolo tutto!”
“Claudia! Mica vorrai fare tardi al lavoro!” ancora la mamma.
“Certo che vorrei!” Fu la laconica risposta.

Claudia, maestra d’elementari, 25 anni usci dal letto trascinandosi insieme ad un’esagerata voglia di dormire il suo piumone.

Poi doccia, ci voleva. Ma fai in fretta! Ok Fatto.
Poi cappuccino, potesse questo idillio di schiuma di latte durare per sempre, si ma fai in fretta! Bevuto.
Poi vestirsi, e se oggi me ne fregassi dell’etichetta e mettessi quella gonna decisamente anni ’80? Va bene, ma sbrigati! Fatto.
Poi in macchina, oh no! Ancora l’autoradio rotta! Dovevi portarla ad aggiustare ieri! Maledizione! Maledizione!

Accensione e via.

Niente musica ma pensieri passano per la testa di Claudia.

Niente canzoni che si rincorrono, ma molti dubbi.

Niente note che giocano, ma un’enormità di preoccupazioni.

Ascoltiamole.

A giugno mi scade il contratto…se a settembre sono ancora qua…forse se andassi altrove.. Che palle. Ho sonno. Non dovevo andare a letto alle 3 ieri. Minimo mi addormento e finisco contro un albero! Non posso fare un altro anno così! Perché non mi possono mettere un anno intero nella stessa scuola?! Eh no 4 scuole sui 4 angoli della provincia basta! Piuttosto a lavare i cessi in un ostello via da questo paese! Gelmini di m…!
Me ne devo andare via! Qui è il buco del culo del mondo!

E così via. Per tutti gli 87 km che separavano la sua casa dalla scuola in cui insegnava il lunedì e il venerdì per la bellezza di 6 ore totali a settimana.

Quella mattina arrivò addirittura in anticipo di 15 minuti e questo, sommato ad un lunghissimo elenco di cose, primo su tutti l’autoradio incriccata, la faceva incazzare non poco.

Poi come se nulla fosse, cominciò pure a piovere.
“Merda!” Disse battendo i pugni sul volante!
Si allungò cercando di prendere l’ombrello che era sui sedili posteriori.

In quel momento durante la contorsione da circo bulgaro notò un uomo di mezza età fuori dalla scuola che come lei aspettava che venissero aperti i cancelli dell’istituto.

“Scusi! Vuole salire in macchina?? Si sta inzuppando dalla testa ai piedi!”

L’uomo scatto veloce e si infilò nell’auto. Aveva addosso il grembiule nero da bidello.
Claudia non lo aveva mai visto prima.
“Grazie mille signorina!” Disse il signore.
“Ma si figuri! Eh si stava bagnando bene li fuori!”
“Eh già! Sarei dovuto uscire con l’ombrello!”Disse sorridendo.
“mi tolga una curiosità, lei lavora qui? Non l’ho mai vista!”
“si signorina io taglio l’erba.”
“ah…capisco.”
“Mi chiamo Berto”
Berto raccontò a Claudia di come avesse cominciato a fare il giardiniere a 12 anni, di quando vent’anni fa aveva cominciato a lavorare in quella scuola e dei suoi sogni…
“Sa signorina, tutti abbiamo dei sogni… io sogno di andare a curare le piante dei giardini più belli del mondo… sogno di potare cespugli al giardino di Versailles, di curare i prati ai piedi del Taj Mahal, di piantare rose nei giardini reali in Inghilterra! Sarebbe stupendo! Anche solo per un giorno!”

“Ci provi almeno no? Peggio di questo buco di scuola non può esserci! E vogliamo parlare di questa nazione? Governata da ladri, in cui tutto si basa su amoralità, favoritismi, sfruttamenti?!”

Il signor Berto, con gli occhi ancora lucidi di sogni, sorrise regalando uno di quei sorrisi di chi è avanti 10 passaggi logici.
Di chi sa che tu presto saprai quello che ora ignori.
Quei sorrisi che sono come treni che corrono da una grande città all’altra. E sfrecciano veloci tagliando in due le piccole stazioncine di quei paesini insignificanti. E tu li a guardare questi treni che di ora in ora come lame affilate e luccicanti ti sfilano davanti e ti chiedi quando mai uno si fermerà per te.

Berto indicò allora a Claudia una pianta dentro il giardino della scuola. Una magnolia, di media grandezza, che sotto la pioggia battente, sembrava brillare come l’oro.
“E’ stupenda.” Sussurrò Claudia. Lo pensava veramente. Maestosa, fiera e di una bellezza rara.
Come aveva fatto a non notarla?
Davvero non lo capiva. La pace che le trasmetteva… la sicurezza che emanava…le scaldavano il cuore. E il calore le si distribuiva per tutto il corpo fino alle punta delle dita e fino agli occhi, che a causa di quel mix di emozioni si erano velati di lacrime.

Si girò di nuovo verso il signor Berto che però era sparito.

Come anche la scuola e la pioggia.

Rimaneva solo la magnolia. E il suo profumo nell’aria.

“Claudia! Sveglia sono già passate le sei!”

Claudia, maestra d’elementari, 25 anni usci dal letto trascinandosi insieme ad un’esagerata voglia di dormire il suo piumone.

E nell’aria quel profumo, che mai prima di allora aveva sentito ma che nonostante ciò ora poteva riconoscere.

Il profumo della magnolia.

4 commenti:

  1. Diiiiiiiooo...lo sento il profumo della magnoliaaa....davvero! sei riuscito a rendere la sensazione di quel calore che si distribuisce per tutto il corpo. E...il tuo stile di scrittura è davvero migliorato, è molto più fluido, più lineare.
    Ad hoc la metafora dei treni che non fermano nelle stazioncine...complimenti!

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  2. pippo, senza tante parole il racconto più bello che tu abbia mai scritto. forse perchè sono malinconica, forse perchè il profumo di magnolia è intenso e a me affine, ma senza dubbio il tuo pezzo migliore.

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  3. Grazie Maura, troppo gentile! Silvia Little Fathers, la metafora dei treni era diretta a te. Il mio ultimo treno guidato da Caronte ferroviere arriva il 23 giugno. Poi l'oblio di un inferno inesorabilmente a pagamento.

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  4. quà è uno di quei racconti che un commento li puo' solo rovinare... fatto!

    grande Pippo!

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