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martedì 3 maggio 2011

L'Addio

Il corteo puzzava di starnuto di cavallo che puzza di fieno vecchio. Anche di sudore e di cimici schiacciate. Ma lo starnuto copriva tutto. “I cortei hanno sempre quest’odore” disse Auguste, e tu annuisti distratta. Eri attratta dal movimento del corteo. Gli ondeggiamenti di quei corpi ammucchiati, i colori annullati nel guazzabuglio di luci e ombre, il riverbero di voci e lamenti in echi incomprensibili: stavi ricordando le processioni religiose nel sud Italia e nell’Andalusia, e anche in Svezia, vicino a Goteborg avevi costeggiato per qualche chilometro una scia di pover’uomini che procedevano lenti nel fulgore bianco della neve, flagellandosi l’un l’altro e chiedendo a gran voce il perdono dei peccati. Non vennero mai perdonati, pensasti ora, davanti agli stessi uomini, centinaia d’anni più vecchi. Auguste ti strinse la vita in un abbraccio che ti parve svogliato. “Perché camminano, ora?” domandasti sotto voce. Dimenticasti la risposta subito dopo averla udita: per il lavoro, per la peste, per pellegrinaggio, per divertimento. Cosa importava? A te non cambiava niente e guardando giù dalla tua collina il nodo alla gola si faceva sempre più stringente: perché, perché? E avresti aggiunto ai tuoi pensieri il – perché mi hai abbandonato – ma ti parve inopportuno e, chissà come mai, arrossisti leggermente. Auguste se ne accorse ma non disse una parola. Non aveva mai voglia di parlare, solo monosillabi, qualche bacio e poi abbracci di varia intensità e durata. Allora pensasti agli uomini che ricordavi, li ricorderò per qualche motivo!, suonava cosi il tuo ragionamento. Si, li ricordavi perché erano belli, intelligenti, interessanti: questo era così buffo e tenero, invece quest’altro ti piaceva perché ti trattava male ma sapeva essere anche dolce. Poi provasti a immaginarli tutti insieme, come in un corteo, e sentisti pungere nelle tue narici la puzza di starnuto di cavallo. “Auguste”dicesti “deve essere proprio vero che i cortei hanno tutti quest’odore. Sarà per questo che nelle processioni pasquali si usa l’incenso?” Auguste sorrise e ti baciò il collo, alla base. “Perché Auguste, perché non mi rispondi mai?” Allora Lui divenne di colpo serio, sembrava quasi triste. Guardaste per qualche istante all’orizzonte, tutt’e due, e il corteo si allontanava piano piano, con i suoi stracci e le sue grucce, i suoi malanni e quell’inconfondibile puzza e allora lui rispose, ma a una domanda che non era stata posta “Si, se camminassi anche io con loro sarei anche io come loro, e quindi avrei lo stesso loro odore.” In quel momento la tua capacità di trattenerti venne meno, e piangesti in silenzio mentre il corteo non si vedeva più e il sole cambiava colore immerso nell’atmosfera. Auguste cercò la tua mano, ma tu non volevi che ti toccasse, non volevi mai in quei momenti. “Domani me ne andrò” dicesti, e lo dicesti come se fosse l’ultima cosa che avresti dovuto dire, ma poi lo baciasti sullo zigomo e aggiungesti “mi dispiace, mi dispiace.” Auguste non pianse, non piangeva mai. “Ti ricorderai di me un giorno” disse, e avrebbe voluto aggiungere le solite cose, ma tu lo fermasti con un gesto lieve, “Lo so, lo so com’è, mi ricorderò di te e piangerò. L’ho già fatto altre volte, con altri uomini.” Auguste si voltò verso di te, con uno sguardo triste, esausto “L’hai fatto anche poco fa? Piangevi per qualcuno?” Gli accarezzasti i capelli, le guance rosse, la nuca; gli baciasti la fronte e avvicinasti le labbra al suo orecchio destro “Poco fa piangevo per tutti, piangevo anche per te.” Sapevi che non ti stava capendo, cosi rimanesti lì, a qualche millimetro da quel piccolo lobo dondolante, e dopo qualche secondo aggiungesti “per quando entrerai nel corteo anche tu.” Qualche ora più tardi Auguste rientrò in casa e tu ti incamminasti nella notte buia, piena di tormenti nel cuore.

Nota.

Vi vorrei proporre di rileggere il mio breve racconto, considerando però questa volta il personaggio femminile una sorta di allegoria dell’ispirazione: una musa, o La Musa. Funziona?
(es.: il nome Auguste=Augusto=maestoso…finchè sta con quella donna e non rientra nel corteo…)

5 commenti:

  1. azz. mi sono perso un gran ritorno.
    La lettura comunque non è esente dal piacere.
    Il piacere [in realtà non credo che sia il termine più atto] nell'incalzare del tu + passato: tu eri, tu domandasti, tu richiedevi..
    E' un racconto breve che gusta di eterosessualità e omosessualità eterna.

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  2. zozza la musa!

    Grande HOMOSACERRRRRRRRR!

    da leggere.

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  3. Ritorno piacevolvemente condiviso, non abbandonarci!
    L'idea del corteo di uomini mi fa impazzire.
    Grande micro!

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  4. Interessante il parallelismo con l'ispirazione! Spero che questo racconto segni un tuo ritorno costante al circolino.

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  5. Mi sono chiesta a lungo cosa renda i tuoi racconti particolarmente belli. E, per quanto mi riguarda, ho apprezzato la sottile metafora dell'ispirazione e l'originalità dello "svolgimento", però....però ho capito che è l'uso PERFETTO delle parole ciò che li rende davvero speciali.

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