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domenica 8 maggio 2011

Grande Storia di Questo Istante

"Ci sono altre fermate prima della nostra?" Chiedo al poliziotto con cui condivido un'estremità delle manette.
"Si, ragazzo, la nostra è il capolinea."

Ah. Meno male. Posso continuare. Posso proseguire la mia analisi allucinogena dei corpi animati e inanimati che mi circondano in questo autobus meravigliosamente ordinario.
Osservare.
Ascoltare.
Sfiorare.
Annusare.
Unire tutte le sensazioni nella Grande Storia di Questo Istante.
Immaginare.
Colorare ciò che è grigio.
Prendere le informazioni che riceve la mia materia grigia e con una rapida manovra mentale azionare il mio caleidoscopio interiore.
Girare-svuotare-stravolgere-capovolgere-aggiungere-togliere-rimettere...
obiettivo: nutrire la mia memoria.
Ingrassare l'archivio universale delle fotografie mai scattate.
Voglio collezionare immagini. Vere o false, non importa.
Bello...posso continuare ad incollare le foto della Grande Storia di Questo Istante sull'album che voglio portare con me al capolinea. Mi è sempre piaciuto avere degli album da sfogliare e riguardare le immagini del passato è il mio antidoto ai momenti difficili.

Ora sto dando un volto al marito defunto della donna asiatica con i gambaletti bianchi e le occhiaie da vedova. Lui aveva gli occhi neri come il buio siderale, ma forse erano diventati così per proteggersi da anni di neon della fabbrica. Forse un tempo avevano delle splendide pagliuzze verde-oro intorno alla pupilla.

Ops! Ho appena sfiorato involontariamente la manica della giacca di pelle dell'assassino che è in piedi accanto a me. Non se n'è accorto, ha lo sguardo fisso nel vuoto del finestrino opaco. So di per certo che è un assassino e lo vedo mentre piange convulsamente sotto la doccia, la mente distante anni luce dal corpo virile e muscoloso.

Un movimento in fondo all'autobus.
Degli occhi infossati roteano di 90° verso destra e lambiscono per un istante il mio sguardo avido di frammenti di vita. Sono occhi che ho già visto e gli zigomi scarni me lo confermano. Tu, chiunque tu sia, guardami ancora per un attimo. Ci sono visi che hanno lo stesso fascino della morte. Ora ho un bisogno vitale di nutrirmi di questo flusso invisibile.
Lo so, hai solo vent'anni, ma io ti vedo, trent'anni fa eri in una Londra punk e cantavi piano, ripetutamente, con voce aspra: "Vai dritto all'inferno...", proprio ai tempi in cui nel silenzio raccolto delle scuole deobande si formavano i nemici di un' umanità sempre più spaventata da sè stessa.

E poi queste gambe. Tra pochi istanti lei le userà per raggiungere l'aula in cui prenderà appunti di biologia molecolare, ma io le vedo, io lo so. Queste gambe ora fasciate nei jeans hanno emozionato e turbato per anni la sua compagna di banco, che le sfiorava apparentemente in modo distratto nel chinarsi per raccogliere la gomma, provocandole un leggero tremito. Quelle gambe, quante volte le ha sognate, desiderate, accarezzate virtualmente, prima di poterci dormire accanto.
Un sorriso quasi impercettibile. Di certo il suo pensiero è andato al bacio lieve che si è adagiato sulla sua caviglia sinistra prima di scivolare fuori dal letto, questa mattina.

"Signori, si scende!"
Capolinea.
Ritorno nel mondo reale e vedo le porte dell'autobus che si aprono come un sipario su una palazzina austera senza fiori nè davanzali.
"Casa circondariale" annuncia la scritta accanto al cancello.
Ho il mio album.
Sono pronto.

6 commenti:

  1. Bella sorpresa trovare un tuo racconto!! Bellissimo!

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  2. +1 punto!
    Complimenti, veramente una bella sorpresa!

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  3. mi piace l'incoscente innocenza del protagonista nel raccogliere le ultime immagini della realta'


    ficooooooooo!!!!

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  4. A seguito del dialogo intercorso su Skype.

    No, niente da dire, mi piace. (Ma non sarà sempre così! La prossima volta sarò mooooolto più critico! :))

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  5. Complimenti Silviella! è un racconto con un buon profumo di miscele, bello e bello. bello!

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  6. 'Ingrassare l'archivio universale delle fotografie mai scattate.' Me garba muchissimo la parola ingrassare. La userei anche al fianco del piacere. piacere ingrassato. meu deus. me gusta un bel po'.
    Oltre all'ingrasso del piacere della lettura, trovo particolarmente affascinante la descrizione della natural pseudo allucinazione causata dall'istante. quotidianio. del non luogo. nell' autobus. dove la proiezione va oltre la generalità del massivo.

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