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lunedì 9 maggio 2011

Il viaggiatore solitario

“Ci sono altre fermate prima della nostra?” aveva chiesto al ragazzo seduto di fianco a lui. Distanza 135km, destinazione Lisbona. “Credo non più di quattro” aveva risposto il ragazzo, ma lui già non ascoltava più. Si sentiva già arrivato. Guardava il veloce scorrere del paesaggio, fuori dal finestrino di quel vecchio treno arrugginito che lo stava conducendo a casa. Juan ripensava agli ultimi giorni che aveva passato in viaggio, dall'ormai lontana Verona.

Si era svegliato presto, aveva preparato uno zaino rosso con un blocco per gli appunti, un sacco a pelo e alcuni vestiti per ogni condizione climatica. Dopo un caffè e una brioche al bar si era recato al supermercato dove aveva comprato alcuni viveri per il viaggio, totale: 8 euro e 43 centesimi. Era poi entrato in autostrada, fermandosi in un area di servizio, aveva ringraziato l'amico che ce lo aveva portato ed era rimasto lì. Scrisse sul suo blocco: “Giovedì 5 Maggio 2011 ore 10.59. Distanza 2300km, destinazione Lisbona.”

Juan, barba molto pronunciata, lunghi capelli ricci raccolti in un'unica ciocca, tuta da ginnastica, zaino rosso sulle spalle, poco più di cento euro nelle tasche. Era molto speranzoso così aveva iniziato a chiedere ad alcuni passanti se qualcuno era in direzione Milano o Torino, ricevendo i primi rifiuti. Chi avrebbe mai fatto salire sul suo camion uno sconosciuto così? Poi, finalmente, un gentile camionista lo fece salire e da lì iniziò il suo viaggio.

PASSAGGIO 1: Giorgio

Giorgio era un camionista del settore caseario che viaggiava da Verona a Milano tutti i giorni, a volte anche per più volte al giorno. Passava tutto il giorno sul camion ma fortunatamente di notte poteva dormire a casa sua. Cominciò a dare consigli a Juan.

“Avresti dovuto tagliare la barba” gli disse.
“Perché?” domandò sorpreso Juan.
“Perché molti non si fideranno di una persona dall'aspetto trasandato!”
“Ma io ho appena finito un master a Verona!” rispose Juan
“Purtroppo però questo non si vede” disse Giorgio

Arrivato a Milano salutò e ringraziò Giorgio che lo lasciò in un'altra area di servizio, dove altre persone si rifiutarono di dargli un passaggio. Si avvicinava ormai la notte, appuntò le esperienze della giornata e si infilò nel sacco a pelo. “Distanza 2100km, destinazione Lisbona”. Trovò una sistemazione nell'erba.
La mattina successiva dopo molti altri rifiuti, un camionista mandò un messaggio con la sua ricetrasmittente trovando Kevin, l'autista di un furgone adibito al trasporto di medicinali.

PASSAGGIO 2: Kevin

Kevin era un ragazzo simpatico, giovane. Doveva viaggiare tutto il giorno fino alla dogana spagnola per consegnare dei medicinali urgenti. Chiacchierarono a lungo, Juan dormì anche un po', fino a trovarsi in terra spagnola. Kevin gli disse: “Qui a San Sebastian, stai attento che la polizia ti ferma molto più spesso se hai l'aspetto trasandato.”

Non l'avesse mai detto! Nell'arco di mezz'ora Juan si ritrovò dapprima controllato più volte, poi addirittura perquisito. La solita solfa, conciato così sembrava più un terrorista che un dottore in ingegneria. “Distanza 1000km, destinazione Lisbona”. Dormì di nuovo per strada.

Trovò infine il terzo e ultimo passaggio.

PASSAGGIO 3: Josè

Josè era un commerciante di armi da fuoco diretto verso Salamanca, nella quale avrebbe concluso un grosso affare per una ditta di vigilantes. A Juan ormai mancavano le forze, si sentiva quasi svenire. Josè, tra le altre cose, gli sembrava un pazzo fanatico e aveva paura che al primo cenno di dissenso non avrebbe avuto problemi ad ucciderlo e buttarlo in un fiume.
Arrivato a Salamanca era ormai troppo esausto per chiedere un altro passaggio. Raggruppò una manciata di banconote in una mano e si diresse verso una stazione. Lì disse: “Un biglietto per Lisbona” e il viso gli si illuminò. Era da talmente tanto tempo in viaggio che parlare della destinazione lo metteva di buon umore. Sul blocchetto lo scrisse subito: “Distanza 470km, destinazione Lisbona.”

Sul treno fece la conoscenza di alcuni ragazzi, con uno di loro, Rocco, Juan parlava chiedendo informazioni sulla velocità di percorrenza del treno, sulla distanza e sulle fermate. Appuntava il tutto diligentemente sul suo blocco per gli appunti, ormai colmo di annotazioni.

Ad un tratto una voce sul treno si fece molto forte. “Signore, mi scusi! Signore!”. A quel punto Juan aprì gli occhi. Si trovava su un Boing 747, Business Class, Alitalia. Guardò il blocco degli appunti che teneva sulle gambe, vuoto. “Signore, si è addormentato. Siamo arrivati a Lisbona.”
Juan, barba molto pronunciata, lunghi capelli ricci raccolti in un'unica ciocca, tuta da ginnastica.

Nessuno si cura di come appari se hai i soldi per pagarti questo rispetto.

9 commenti:

  1. Bello! finale a sorpresa...non ci crederai ma è il racconto che mi ha stupito di più dei tuoi che ho letto. Semplice ma efficace!

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  2. questo finale mi ha lasciato con l'amaro in bocca...
    ma la cosa che più mi ha fatto sorridere è che per quanto la storia mostri la difficoltà di juan la realtà è stata anche peggio!!
    bravo paja, mi è piaciuto!

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  3. Purtroppo mi sono bloccato tutta la settimana (non sono riuscito a scrivere quasi nulla), quindi non è proprio curatissimo. La prossima settimana farò meglio!! (Ce l'ho già in mente)

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  4. pure io!!!!:D

    gli incipit pippobeariani sono quelli piu' ampiamente ventagliabili... mi aggrada... mi aggrada!

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  5. Attenti a voi. Non sottovalutate i miei incipit!

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  6. da pendolare vivente mi sono ritrovata molto in vari confronti regionale/eurostar dovuti a scioperi o follie dell'ultimo minuto.... è davvero così! e per continuare sulla linea di pensiero che ha già unito più di un nostro racconto sappi che la mia prima idea era proprio quella di una sorta di sliding doors tra regionale e freccia!!! :-)

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  7. paja, paja pajjjaaa, la barba del G. ti ispira creazioni narrative e me ne compiaccio.
    Mentre leggo mi faccio un idea sulla tua idea.. e poi che succede? succede che alla fine mi spari la massima, che si può avere di più?
    rit: paja for social style!

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  8. pajaja. finalmente posto.
    juan juan juan..che dire?
    al di là di discorsi squisitamente personali (mi sento un fico a usare la parola squisitamente!)..trovo molto interessante l'approccio metodico razionale in una cosa che, ai più e a te, sembra pazzia; all'opposto il finale d'un aereo certo abbraccia dimensioni oniriche! brao paja! brao juan!

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