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lunedì 18 luglio 2011

Lucia avrebbe voluto nascere maschio, avere un pisello in mezzo alle gambe, e invece no. Invece è nata femmina, con un corpo di donna, e anche molto pronunciato nei suoi tratti femminei. Osservando tutta occhi i compagni di classe vedeva nei comportamenti e nei gesti dei bambini sé stessa, si vedeva invece molto diversa dai movimenti e dal modo di scherzare delle bambine.

Ferma ad aspettatre l’autobus per tornare a casa ogni giorno Lucia continua ad osservare, ascolta le conversazioni delle coppie e poi nella sua stanza ripensa alle differenze che nota. I ragazzi sono più assertivi, hanno la spina dorsale adatta a tener testa ad ogni situazione. Sono coraggiosi, prendono le decisioni e spesso sono le ragazze, almeno quelle del suo quartiere, a dover mediare o sottostare.

Lucia si sente simile ai ragazzi, sente di avere un’indole maschile, forte, da dura, però il suo corpo non risponde, non riflette, non rispecchia. Ed è proprio questo che lei vorrebbe, la legittimazione esterna del suo sentire intimo, il naturale prolungamento del suo carattere, del suo modo di vedere il mondo.

Quando esce col suo gruppo di amici è lei che ha il tono più alto, che riempe i tavoli delle cene delle battute più chiassose. Il rumore che le esce è molto maschile, pensa, niente a che vedere con i suoni soavi delle ragazze, dai quali però è attratta.

Ma allora perché questo corpo, perché questo collo sottile, queste coscie piene, tra l’altro molto apprezzate dai commenti dei suoi amici maschi? Il suo corpo è distante, slegato dalla sua identità più profonda. Il suo modo di vivere va in una direzione, ma il corpo comunica all’esterno il contrario, dà di lei un’immagine debole, soffice, mentre dentro accade il contrario.

Lucia desidera che il mondo la veda e la tratti rispettando quello che lei pensa di sé stessa: questo si può ottenere solo con un corpo diverso, si trova a pensare, solo con la giusta apparenza, con dei caratteri fisici scolpiti, come la sua ironia, tonici, come i suoi interventi all’università, sferzanti, come le sue risate. Solo a queste condizioni sarebbe una persona completa agli occhi del mondo.

Un corpo da maschio le servirebbe anche per sedurre Gioia, la sua compagna di corso, insieme studiano semantica, sono in sintonia perfetta quando parlano di quello che affrontano in aula, si appassionano insieme leggendo Foucault e Gioia sembra apprezzare la mascolinità che è propria dell’amica. Anche se Lucia pensa che la guarderebbe in un altro modo se avesse un corpo diverso. Lucia arriva a pensare ai significati che può comnicare un corpo: può ammiccare, sedurre, lanciare segnali di ogni tipo.

Lei si sente come se qualcuno di molto grasso si fosse seduto sulla pompa dell’acqua per dar da bere ai fiori: qualcosa blocca il passaggio tra corpo e mente, il suo corpo non germoglia seguendo i caratteri del suo pensiero.

Un giorno i suoi occhi erano passati di sfuggita su articolo di giornale che spiegava come in alcuni paesi lo stato incoraggi economicamente il cambio di sesso poichè preferisce identità stabili, scelte nette, o sei uomo o sei donna, così diventi un individuo inquadrabile e non un’identità di frontiera in senso sessuale.

Da quella lettura i dubbi che l’hanno avvolta da sempre si sono ampliati: quali sono i rapporti tra la società ed il genere? Perché sulla carta d’indentità c’è scritto a che sesso appartieni? È veramente interessante per lo stato sapere se sei uomo o donna? Cosa succede se ti senti in mezzo? Perché lo vogliono sapere se tu non lo sai ancora?

Lucia si sente proprio un maschio: è assertiva, rumorosa, quando vede Gioia prova una spinta sessuale dirompente, è ruvida, veloce, pronta, volitiva. Ma si chiede se queste siano davvero prerogative esclusivamente maschili.

Non si sente particolarmente tenera, accomodante, morbida, adatta a consolare. Ma tutte le donne sono così? Alcuni suoi amici maschi in realtà sono più sensibili di molte ragazze, quando finisce una relazione soffrono a lungo, e per iniziarne una a volte sono molto meno intraprendenti.

Ma questi sono pensieri destabilizzanti, Lucia è completamente confusa.

2 commenti:

  1. il mondo è bello perchè vario
    Ricky Martin perchè gaio...

    Bea mi piace un sacco questo racconto che parla di una persona con un vestito che la fa sentire a disagio, è una sensazione penso comune a tutti, è difficile da descrivere ma te ci sei riuscita

    evviva la Bea!

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