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lunedì 18 luglio 2011

Luci[Da]sostantivare

Lucia avrebbe voluto nascere maschio, avere un pisello in mezzo alle gambe, invece no, era destinata all’ introversione vaginale. Avrebbe volentieri rinunciato al sesso forte per poter giocare con un ipotetica verga all’elicottero e al pensiero di labbra e lingua avvicinate al sempre prospettato, suo, cazzo la mandavano fuori di testa. Dio, pensava sospirando Lucia. Adorava svegliarsi alla domenica priva di sveglie e crogiolarsi tra le lenzuola tambureggiando le dita sui sottili peli pubici. Dipingeva con gl’occhi il soffitto bianco e le mani, al seguito del dipinto immaginario, giocavano a nascondino con i suoi stessi sipari afrodisiaci.

La luce estiva filtrava dalle tende finestrate di color arancio: i fasci di luce unici spettatori attenti alle godurie giocose del primitivo giorno.

-Buongiornogiorno buongiornogabrì- con il primo, e probabilmente, ultimo serio slancio fisico della giornata, Lucia s’era girata sul fianco destro, tenendo l’avambraccio piegato in funzione di appoggio momentaneo e la mano sinistra che maliziosa continuava nel arricciare parte di peluria del sesso, e aveva salutato dolcemente Gabriella con l’alito dell’amore passandole la lingua sul labbro superiore.

-Ciao lù- rispose Gabriella con il sorriso sonnacchioso del buongiorno.

-Ciao gabri- con l’allegria di chi è in possesso di chimere quotidiane; Lucia aveva già fatto scivolare il vaporoso lenzuolo svelando le placide sagome della lussuria. Il soffio della bocca semichiusa passava in rassegna i panorami sempre nuovi della materia di una donna, il respiro di ogni brivido, la sensibilità di ogni membrana: naso orecchie collo e spalle. E poi capezzoli, il delirio, la naturalità del capezzolo, il ritrovarsi bambina erotica, il voler suo essere turgido, palpabile, essenza scaltra e nemica della razionalità. Dalla bocca intanto usciva la punta della lingua. Rosso su rosso. Pori su pori. Sudore e saliva.

-lù- cominciava ad ansimare il corpo di Gabriella.

-Eh?- con l’innocenza che non ha nulla di puritano Lucia ritrasse per un attimo la lingua e guardò, con prospettiva funambolica, i primi gesti di tensione facciale di Gabriella.

S’alzo di scatto, solo le ginocchia premevano sul materasso. Lucia gattonò tra le gambe di Gabriella, le prese e le aprì con la forza di chi sa essere dolce, con la veemenza di chi sa di essere amato, incontrando la debolissima resistenza della compagna. E poi avvicinò il muso , il naso alle labbra libidinose di lei. E poi di nuovo la lingua: primo colpo secco veloce sull’intera superficie del clitoride. Lucia rialza la schiena e sorride a Gabriella già in preludio di estasi, e poi giù di nuovo con un secondo colpo secco preciso sull’apparato sognatore. Procurare piacere dava piacere: era il bacio del vizio eterno, il refolo di sublimazione irresponsabile. La lingua di lei amava il clitoride di lei: incontro della natura, lei bizzarra e veloce, lui immobile e voglioso.

Le mani di lù premevano sui glutei di Gabriella. Le mani di Gabriella aiutavano al piacere la lingua di Lucia. Capelli travolti da dita, lenzuola molestate, e la lingua, e il clitoride. E il clitoride e la lingua. Giocano. Eccome se giocano. Dio. Lù..lù..finiscila lù..lù..così vengo..lù..lù..lù.. e il grido muto straziante primordiale brioso amante.

Silenzio dopo il sigillo . Lucia appoggiò la testa sul ventre di Gabriella a seguire il rallentare del respiro di lei. E rimase lì accovacciata in silenzio con la testa al ritmo dolce del sollievo. Le dita di Gabriella sulla cute cranica di lei.

-Ho sete gabrì-

-Vai a prendere un bicchiere d’acqua-

-si, ora vado.-

Lucia s’alzo dando un bacio vicino all’ombelico di Gabriella e andò in cucina e prese un bicchiere che riempì con l’acqua del rubinetto. A ciò aggiunse 5 letali goccie. Tornò in camera con il bicchiere in mano e con l’egoismo dell’amore ne bevve un sorso per poi porlo a Gabriella:

-Grazie lù- disse la nudità stesa sul letto.

Mentre Gabriella poggiava il bicchiere sul comodino, Lucia era già balzata al suo fianco: la prese tra le braccia e il naso di una era i capelli dell’altra, il petto e la schiena si fondevano, le gambe si incastravano. S’addormentarono così, in questo mondo di uomini.

5 commenti:

  1. Questo diventerà il tuo racconto da me preferito, non perchè erotico, ma per la tensione narrativa e come finisce, che lo scalza dalla pornografia e lo manda nei più bui interrogativi esistenziali.

    se portassi il cappello me lo leverei!

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  2. ah, poi ci sono delle frasi che mi piacciono da morire come : "il grido muto straziante primordiale brioso amante"

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  3. grazie pippo. veramente, grazie.
    se fossi qua ti darei un bacio;-)

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  4. Cacchio gio, brividi. La quiete dopo la tempesta in un mondo alla rovescia.

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