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lunedì 25 luglio 2011

Il titolo è alla fine

Un giorno di ordinaria follia. Un caldo soffocante. Il fuoco e le fiamme che distruggono ogni cosa, tramutano tutto in cenere. Due eserciti. I buoni contro i cattivi, o i buoni contro i fessi, o i fessi contro i fessi. Tutto sembra la coreografia di un tragico balletto. Un gioco delle parti. L'esercito della città di Diquà deve odiare l'esercito della città di Dilà, e viceversa ovviamente. Se non fosse per le divise, i due schieramenti sarebbero identici. Sicuramente in quella confusione nessuno si sarebbe accorto se un cittadino di Diquà si fosse vestito come uno di Dilà.

Qualcuno potrebbe dire che questa guerra c'è sempre stata, avrebbe ragione, potete chiedere ai vostri nonni se non ci credete. Le due fazioni contrapposte comunque non avevano ancora risolto nulla. In realtà alcuni avevano fatto anche amicizia fra di loro, ma quando erano sul campo di battaglia rispondevano agli ordini di qualche vetusto governante, che non si sarebbe mai sporcato le mani con quella guerra.

Quel giorno lo scontro si era inasprito più del solito, la violenza si leggeva negli occhi di tutti. Il sangue versato da entrambe le parti scorreva in implacabili fiumi di dolore in quelle trincee cittadine. Non veniva risparmiato nessuno: donne, vecchi, bambini. Tutto rientrava nel punteggio che le due squadre tenevano a questo crudele e doloroso gioco. Ovviamente, con così tante persone coinvolte, nei due schieramenti non mancava qualche invasato, di quelli che avrebbero vestito una divisa di qualsiasi colore, pur di esercitare il loro sadismo.

La marcia non era quasi mai compatta, infatti il conflitto procedeva su più fronti, scoordinato.
I soldati di Dilà avevano accerchiato e isolato un convoglio di Diquà e tentavano in tutti i modi stanare le persone al suo interno, per potergli fare la pelle. In questa estrema confusione, due ragazzi si puntavano contro vicendevolmente un'arma. Ad entrambi era gelato il sangue nelle vene. La tensione divenne palpabile, i due erano talmente concentrati che il resto della battaglia era diventato un rumore di sottofondo per loro.
Uno sguardo, entrambi digrignarono minacciosi i denti, come due cani che hanno paura. Un lampo, seguito dal tuono di un proiettile. Due ragazzi troppo giovani per combattere una guerra che nessuno comprende appieno. L'odore della polvere da sparo che corre veloce a mischiarsi con gli altri odori. La forza di gravità pensa al resto. Mors tua vita mea.



Titolo: Quando l'uomo con l'estintore incontra l'uomo con la pistola, quello con l'estintore è un uomo morto.

1 commento:

  1. Pero' paja, potresti anche intitolarlo marte contro venere....:D

    bello bello in modo assurdo

    pronto.

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