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domenica 24 luglio 2011

Il viaggio di Alfonso

Un giorno di ordinaria follia fu quello in cui Alfonso 77 anni ancora odoranti di cera di candeline, decise che era stufo della vita da troppo tempo odorante di polvere.

Alfonso non aveva ricordo di essere mai uscito dalla città. Mai.

Fece così.

Uno.

Diede un bacio all’urna cineraria della Sandra, colei che fu sua moglie. Le fece anche un inchino togliendosi il cappello. L’inchino gli fece scricchiolare la schiena con un leggero dolorino nella zona lombare.

Due.

Prese Hugo Santiago il suo castoro addomesticato spagnolo (anche se non era mai stato in Spagna, ne lui ne tantomeno il roditore) e lo caricò sul cesto di vimini artigianalmente fissato sulla parte anteriore del suo motorino.

Tre.

Accese il suo vecchio Ciao giallo ocra. Annata 1972 che rispose orgoglioso al primo colpo, nonostante i quasi sei anni di inattività totale.

Quattro.

Si infilò il suo vecchio casco rosso e gli occhialoni che rimpiazzarono i suoi occhiali da vista. Questa sostituzione durò il tempo necessario per rendersi conto che non poteva pretendere di stare senza i suoi occhiali da vista a causa dei decimi oculari che aveva lasciato per strada durante la sua vita.
Hugo Santiago lo guardava con uno sguardo che era più di un “te l’avevo detto”. Alfonso, allora ripose gli occhialoni nel cesto con l’animale e usci in sella alla sua motoretta diretto verso la tappa numero:

Cinque

Passò quindi dalla vicina, la vecchia Betty, una sconclusionata signora sull’ottantina perennemente in trip da farmaci necessari per frenare il delirio folle della sua mente. Il risultato era una vecchia che, clinicamente parlando, non capiva un cazzo ma rideva sempre.
“Betty. Betty! Io parto vado ai confini della città. Dillo a mia figlia se dovesse passare.”
Tutto questo con il casco in testa che impedì alla Betty di riconoscere Alfonso, con il motorino acceso, che impedì alla signora di capire una sillaba e parlandole dalla strada, quindi a circa sei metri dalla sua interlocutrice, impedendo così alla vecchia di percepire la sua presenza.

L’anziana donna, che aveva preso le sue medicine da circa un’ora e che quindi era in pieno trip farmaco-visivo rispose con un: “Santo viaggio!”

“Grazie!”

Rispose Alfonso che parti sfrecciando a circa 20 chilometri orari.


Al vecchio bastarono pochi attimi per vedere parti di città che mai aveva visto.

Trovo una città apparentemente sconfinata, vuota e carica di una surreale quiete da domenica mattina. Ma ne lui ne Hugo Santiago se ne curarono: uno era indecorosamente sdraiato a genitali insù in un cesto di vimini a meditare su quanto fossero bizzarri gli uomini, mentre l’altro suo compagno di viaggio era ormai ore che non allentava la presa di un centimetro sulla manetta del gas.

Intorno a loro si inseguivano desolati scorci panoramici, come una serie di cartoline di dubbio gusto su un espositore metallico goffamente smaltato di bianco.

Prima erano passaggi a livello in greyscale impolverati, poi semafori che ululavano il loro silenzio trasmettendo l’imbarazzo esistenziale di chi si sente terribilmente fuori luogo.

Si passava successivamente per serrande abbassate rese croccanti dal susseguirsi di soli e lune, per scemare infine in prati fioriti mantenuti in ordine britannico dal naturalmente scandito brucare di vacche selvatiche.

Tutto questo dava da pensare molto al peloso Hugo Santiago, che aveva evitato un confronto con il suo companero solo per non disturbarlo.

Alfonso infatti era troppo preso dal gustarsi l’aria che gli accarezzava i baffi.

Fu quando il panorama si fece omogeneamente campi di grano a destra e a sinistra che il sole cominciò a calare facendo sfumare le spighe da oro ad ottone.

Alfonso fermò il motorino. La strada era finita. Si interrompeva bruscamente dove cominciava una montagna dalle pareti cos ripide che quasi sembrava una muraglia.

Il vecchio scese dal mezzo. Toccò la parete con la mano, accarezzandola in cerca di una risposta.
Poi abbassò lo sguardo su quella strada che sembrava continuare: era come se la montagna fosse state messa li da Dio in persona.
Sopra la sua strada.

Alfonso allora si tolse gli occhiali da vista e si mise gli occhialoni da motocicletta e risali in sella al Ciao.

Hugo Santiago non sembrava preoccupato, proprio per niente e nonostante tutto.

Alfonso accese con un secco colpo di pedalina il suo cavallo meccanico girò le spalle alla montagna e partì, apparentemente per tornare a casa, ma nella realtà delle sue intenzioni, solo per prendere la rincorsa.

Giratosi di nuovo verso la montagna partì a tutta manetta verso la nera parete.

“Hugo Santiago, si torna in Spagna” bisbigliò al suo animaletto.

E urlando un “hasta luego a todos” Si infilò in un tunnel che comparì giusto in quella frazione di secondo necessaria per inglobarlo nel buio.

3 commenti:

  1. da quando vengo al circolino, leggere libri sembra quasi inutile quando nascono racconti del genere....

    morissi, nei pochi secondi di vita conscio del fatto che sono gli ultimi, o anche no, vorrei che fosse un sogno, come questo racconto:D

    simbologia di una religione che credei, altro che barca alla deriva in fiamma di vichinga tradizion!

    forse per le donne sarà difficile capire, ma per un uomo in fondo, superficiale e o semplice, cmq schiavo della natura e dell'ormone farsi accompagnare da cio' che piu' l'ha fatto dannare ma anche affezionare nella vita, il castoro (traducetelo in inglese) in un lungo viaggio verso la fine... non so, non riusciro' a spiegarmi probabilmente... fattostà che è così!
    Una cosa ancestrale... farsi seppellire con la spada o i gioielli, Alfonso va, con un mezzo lentissimo, e un castoro fedele e arriva in una parete ripida messa li da Dio...

    Pippo! Quante cose che non si riuscirà a fare in questa vita, ma il vero obbiettivo come tu ci dici quà in questo racconto, è arrivare a toccare una parete, sentirsi in basso, ma infischiarsene!!!
    ma questo racconto mi riempie di serenità il cuor, non l'avevo mai posta in questo senso la questione!

    Magico, sul serio, Pippo B.!!

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  2. oh... cmq potrei aver preso un granchio:D

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  3. voglio scalare una parete cazooooooooo!!!

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