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giovedì 21 luglio 2011

La felicità di Lucia


“Lucia avrebbe voluto nascere maschio, avere un pisello in mezzo alle gambe, invece no”. Quali cattiverie potevano essere pronunciate dalla bocca di un bambino. Ora Lucia, pensando a quelle parole a molti anni di distanza, rideva sempre sonoramente. Le piaceva il suo corpo, così com’era. Ogni tanto si fermava a guardarsi allo specchio, a rimirare la bellezza della sua perfezione, soffermando lo sguardo sulla sinuosità di quelle curve sulle quali già molti uomini avevano sbandato perdendo la ragione. L’ultimo di questi era Renzo, giovane di buona famiglia che lavorava per mantenersi agli studi. Certo Renzo sapeva di non poter competere con la sua abbagliante bellezza, con il suo inestimabile charme e la sua determinazione, ma ogni sguardo che lei gli rivolgeva lo faceva tremare fisicamente, come se un coltello avesse appena trafitto dolcemente le sue carni. Spesso la sua testa si riempiva di ragionamenti sconclusionati: “e se volessi dirle quello che provo?”. Pensiero naturale ma assurdo, i confini di quella situazione trascendevano la razionalità. Un giorno lei incontrò un uomo con cui il giovane Renzo non aveva nulla da spartire, se non gli avanzi di una ricca ed importante cena, nella quale quell’uomo poteva tranquillamente servirsi di ogni portata. Gli occhi di Lucia brillavano di una luce nuova per l’affascinante nobile.

Un giorno Renzo, passato per caso nei pressi del mercato, li aveva visti amoreggiare nascosti all’interno di un vicolo. Che disgusto! Erano tutti uno sguardo ammiccante, una carezza sul viso, uno sfioramento di labbra. Renzo lo sfiderebbe a duello, se solo sapesse come fare. “La penna è più forte della spada” gli avevano detto. Lui ci credeva, ecco perché scriveva ogni cosa, i suoi sentimenti, le sue emozioni, tutto quello che gli passava per la testa. Prima o poi avrebbe dovuto incontrarli, quindi meglio prima che poi. Si fece trovare agli angoli della strada sulla quale tutti gli amanti passeggiavano la sera. Vedendoli avvicinarsi un brivido gli percorse tutto il braccio, fino ad arrivare ad un pugno chiuso, un gesto istintivo, animale. Respirava affannosamente e nella pausa fra un’inspirazione ed una espirazione, poteva sentire battere il suo cuore in tutto il suo corpo, a fior di pelle.

“Renzo, ti presento Rodrigo. Rodrigo, questo è Renzo”. Una stretta di mano glaciale ci fu fra i due, uno riconosceva l’inferiorità dell’altro, l’altro era geloso ma intimidito.

Il tizio iniziò a parlare dei suoi titoli nobiliari, dei suoi possedimenti, dei suoi viaggi, delle sue opere cavalleresche. Più questi parlava e più Renzo si rendeva conto di quanto quell’uomo usasse la bellezza di Lucia come un trofeo da sfoggiare nella città, come l’ennesima testa di animale appesa nel suo salotto. Lucia non sembrava essersene accorta, guardava Rodrigo con sguardo ammaliato e perso, aveva un sorriso nuovo sul volto, quello della sincera felicità. Renzo spinto dall’impulso di smascherare quel cialtrone prese un profondo respiro, convogliò l’aria verso la bocca e disse: “Lucia!” ma subito si bloccò. Le parole successive avrebbero dovuto essere “Costui non ti merita!” ma furono “Sto per partire, non so quando e se tornerò. Ti auguro per sempre la felicità che ti vedo provare in questo momento. Addio”. Renzo si girò, e senza aspettare la reazione di lei, si avviò verso casa.

Raccolse due stracci con il quale era uso vestirsi, li mise in un sacco ed partì. Non sapeva dove sarebbe andato, l’importante era che fosse lontano da lei, per dimenticarla.

Il bruto la farà soffrire, questo è sicuro, ma lui non le dirà mai nulla. L’effimera felicità di Lucia sarà la giusta ricompensa per il suo silenzio.

Ormai si sa che le Lucia di oggi finiscono sempre con i Don Rodrigo.

1 commento:

  1. L'amore non cresce nei terreni aridi,
    se una coltura non porta a raccolti soddisfacienti
    dopo lacrime e sudore, vecchio mio, basta cambiarla...

    Macinare tutto, passare con l'aratro e rovesciare tutto, è la fine che diventa buon inizio

    un abbraccio grandissimo Pajaja

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