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lunedì 11 luglio 2011

È la fine dell'anarchia!

Premessa: Alcuni dei fatti narrati sono frutto dell'immaginazione, reale invece è il contesto storico e socio-politico nel quale sono inseriti.

- “È rimasto qualcuno vivo, qualche superstite?”
- “Certo, sono andati a fare l'aperitivo... Ma cosa stai dicendo? Non l'hai sentita l'esplosione?”

Piazza Fontana, Milano, 12 dicembre 1969 ore 16:40, la città è nel panico. Volanti della polizia sfrecciano avanti e indietro a sirene spiegate. Un'imponente fumata nera si alza dagli ultimi resti di quella che era la Banca dell'Agricoltura. Due giovani si incontrano agli angoli di Piazza del Duomo, entrambi vestiti con un giubbotto di pelle nera, cranio esposto da testa rasata nonostante il freddo.

- “La bomba alla Banca Commerciale non è esplosa!”
- “Dannazione! Tra l'altro non abbiamo ancora avuto notizie dai camerati di Roma... ”

Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, ore 21:00, la polizia fa irruzione in tenuta antisommossa, alcuni colpiscono con i manganelli, altri puntano i loro fucili verso i presenti. Il bilancio di quell'operazione è 80 arresti. Fra di loro c'è anche il ferroviere Giuseppe Pinelli, famoso per aver collaborato alla resistenza. Particolare tatto gli è stato riservato in quanto abitudinario di arresti. “Pinelli, siamo sempre noi. Vuoi venire in questura?”

Nelle ore seguenti, la maggior parte dei fermati fu rilasciato, a parte il Pinelli, trattenuto in arresto per tre giorni.

“Allora signor Pinelli, ci racconti di nuovo dov'era il pomeriggio di venerdì” gli chiese il commissario di polizia.
“Ve l'ho già detto, ho fatto il turno di notte, quindi mi sono svegliato che ormai era pomeriggio, sono andato al bar, nel quale mi sono intrattenuto alcune ore, poi mi sono recato al circolo, dove i suoi uomini mi hanno prelevato”
“Queste sono menzogne! Il barista dichiara che ha preso un caffè al banco verso le 14.00 e poi se ne è andato nel giro di un minuto.”

Giuseppe respirò profondamente.

“Quel barista è un fascista, del resto lo sanno tutti. Noi a volte ci andiamo solo per provocarlo un po', per schernire il busto dell'impavido Benito che capeggia su una mensola. Sono sicuro che se potesse, regalerebbe il bar pur di vedermi in galera.”

Il giovane ferroviere era tranquillo, i tre giorni di interrogatorio non l'avevano per nulla provato. L'aria invece in quella stanza iniziava a farsi tesa, il commissario era seduto alla scrivania, mentre due poliziotti gli giravano intorno, come cani che famelici si contendono con lo sguardo un pezzo di carne.

“Risponda ora a questa domanda Pinelli, è vero che la parola anarchia significa che siete contrari a qualsiasi tipo di ordine costituito?” battendo una mano su un grosso e polveroso dizionario.

Giuseppe girò il viso in un'altra direzione e sorrise.

“Ah, la faccio ridere? I morti la fanno ridere Pinelli? E questo? La fa ridere questo?” lanciandogli le fotografie della strage.

Uno dei due appuntati si avvicinò alla sedia sulla quale era seduto il ferroviere, guardandolo con aria minacciosa. “Parla, bastardo!” disse, assestandogli un pugno dietro la nuca, facendogli perdere i sensi.
“Mario, sei un cretino! Vai a prendere dei sali!” disse il commissario scattando in piedi. Gli passarono i sali sotto il naso, lo schiaffeggiarono, ma niente. Il poliziotto più giovane gli mise allora una mano vicino la bocca, e una sul collo. Assenza di battito e di respiro. L'anarchico fu accompagnato gentilmente all'uscita. Dalla finestra.

Rapporto di polizia, questura di Milano, 15 dicembre 1969:
Improvvisamente il Pinelli ha compiuto un balzo felino verso la finestra che per il caldo era stata lasciata socchiusa e si è lanciato nel vuoto, gridando “È la fine dell'anarchia!”.

Nei giorni seguenti, in alcune aule dell'università venne rimosso dagli studenti il crocifisso e fu appesa la foto di Giuseppe. Sotto la Questura durante una notte venne scritto sui muri “Sarete per sempre coinvolti.”

Nessuno sapeva ancora che molto sangue innocente sarebbe stato versato.

Stazione di Gioia Tauro, 22 luglio 1970: 6 morti, 66 feriti
Questura di Milano, 17 maggio 1973: 4 morti, 46 feriti
Brescia, Piazza della Loggia, 28 maggio 1974: 8 morti, 102 feriti
Stazione di Bologna, 2 agosto 1980: 85 morti, 200 feriti

Ecco i numeri, stornate le lacrime di madri e padri, sottratto lo sconforto degli orfani, il vuoto degli innamorati, il dolore dei mutilati superstiti. Ecco i numeri, che tutti insieme formano un volto, il volto di una carneficina.

Piazza del Duomo, Milano, 10 luglio 2011
Due vecchi uomini sono seduti al bar, giubbotto di pelle nera e testa rasata da caduta di capelli. Uno di loro è malato di cancro, l'altro ormai cammina con un bastone. Con la coda dell'occhio guardano alcuni bambini che si rincorrono giocando a nascondino. Liberi tutti.

2 commenti:

  1. Paja sei bello politically objettiv!

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  2. Paja piccolo anarchico del quotidiano. L'ajatollah del racconto, lo shirmp del circolo.

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