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venerdì 10 settembre 2010

LE ALLETTANTI PROMESSE

LE ALLETTANTI PROMESSE




Ancora intorpidito dal sonno si diresse verso la porta di casa, curioso di sapere chi potesse essere a quell'ora del mattino... Giunto a metà del corridoio sentì per la terza volta il canto del citofono, un drindrin sporcato appena da un ronzio di fondo. Gridò, ma non era veramente necessario, si, si, arrivo, un attimo, e già stava scricchiolando l'uscio nel suo tragitto di novanta gradi d'apertura.

Primo pensiero: oh no, ancora, un altro ambulante, e chissà stavolta cosa dovrò evitare di comprare : la raccolta completa delle opere di Argatha Christie, la macchina del pane, la Sacra Bibbia a fumetti, un impianto hi-fi di ultima generazione, un viaggio per due persone alle Bahamas o in Costarica o a Cortina o sul fiume Zaire in Centrafrica, l'Enciclopedia del Novecento, il nuovo contratto telefonico con incluso un video cordless col quale andare a spasso per il quartiere continuando a chiacchierare con la moglie o l'amante o entrambe grazie al tasto “conversazione in attesa”, la religione che salverà il culo alla mia anima quando gli elettroni dei miei atomi si saranno semplicemente annoiati di correre in cerchio tenendomi matericamente vivo.

Secondo pensiero: però non ho nulla da fare: mia moglie è fuori, in gita, probabilmente con l'amante, il suo: perchè la mia amante è costituita da un set di DVD dai titoli più disparati ed equivoci: “Perversioni anali del terzo tipo” “Bocche incendiate” “Universo teenagers” “Troie VOLL. 1 – 2 – 3” “Tette esplosive” “Madri e figlie” “Sorelle e fratelli” “Giovani amanti in calore” “Il perverso mondo di Selen” e via dicendo, arrivando contestualmente all'erezione già durante la scelta del video quotidiano a conferma dell'importanza del titolo per un'opera d'arte e la sua efficacia. Non ho nulla da fare e una conversazione, sia pure con un venditore ambulante dalle intenzioni più truffaldine potrebbe essere un buon modo per passare una mezz'oretta di questa giornata, sabato mattina, malattia – finta ma certificata dal medico di base, malinconia, noia, voglia di morire, birre, wiskey, sigarette, dvd.

Terzo pensiero: e poi questo venditore, questo rappresentante, mi sembra diverso. Sorride e ha tutti i denti e tutti bianchissimi dietro a quelle labbra tirate. Saltella impercettibilemente sulle punte dei piedi, le scarpe nere e lucide si increspano leggermente ad ogni saltello. La cravatta è annodata puntigliosamente e scende fino a nascondersi pudica dietro alla giacca nera di velluto. I suoi occhi sono grandi, ma sottili, come se imitassero il sorriso delle labbra, solo uno spillo di luce nera si percepisce tra le palpebre. La ventiquattr'ore incollata al palmo chiuso della mano e assicurata da una manetta luminosa al polso, precauzione da circumvesuviana che appare piuttosto esagerata in un quartiere tranquillo di Como. Insomma la sua fisicità colpisce, sembrerebbe un uomo creato al computer, pixel dopo pixel, tecnologia 3D, movimenti fluidi, dolby stereo incorporato.

Risultato: entri pure, gradisce un caffè? Le basta dell'acqua? Ecco qua, ma si sieda pure, si, sul divano va benissimo.

Il venditore esordì raccontando una barzelletta sconcia e logora, («Un uomo si presenta all'ufficio brevetti con una mela in mano e dice all'impiegato allo sportello che vuole brevettarla.
L'impiegato risponde: "Mi sembra una mela come tutte le altre". "No, è speciale: l'ho modificata geneticamente". "E che cos'ha di speciale?". "L'annusi. Sa di fica". L'impiegato prende la mela, la annusa e la respinge disgustato: "Non sa affatto di fica: sa di culo". "Oh, mi scusi: la giri"».) ma il tono e l'aspetto e il gesiticolio e il volto sorridente e lo scroscio di risa colpirono nel segno: il padrone di casa era stato messo a suo agio e rideva di gusto senza neppure capirne bene la ragione. Io prendo un caffè invece, ma intanto mi dica, lei cosa desidera? (e nel cervello: strano che non abbia già iniziato a sciorinare le mille qualità della lavastoviglie o gli infiniti vantaggi che si possono ricavare iscrivendosi al club degli Amici di Gesù... starà prendendo tempo? Vorrà capire dove gli conviene colpire uno come me?)

La valigetta produsse un rumore sordo andando ad appoggiarsi sul tavolino di plasticone nero, un click liberò il polso del venditore dalla manetta di sicurezza. Ed ecco, il profluvio di parole ed ammiccamenti scrosciò dalle labbra tese dell'affabulatore.

Lei penserà che io sono qui per venderle una cassetta di prugne o una raccolta di esercizi spirituali per purificarsi l'anima. Oppure per pubblicizzare un salone di bellezza o un set di coltellacci da cucina. O ancora per invitarla a partecipare a qualche trasmissione televisiva o a qualche conferenza sugli effetti del burro d'arachidi sull'intestino crasso degli over 70...” La testa del padrone di casa piroettava cercando di seguire le parole e gli sguardi taglienti del venditore. “Invece, invece nulla di tutto questo. Il mio è un lavoro strano, spesso la gente mi sbatte la porta in faccia, subito. Non sanno che io non vendo né reclamo nulla, nessun corso, nessuna palestra, nessuna lavastoviglie, nessuna assicurazione sulla vita dei trichechi domestici. Le conviene spegnere il fornello, sta salendo il caffè...” Il gorgoglio della moka bloccò per un istante il monologo, fu solo una manciata di secondi. “Io punto molto più in alto, offro molto di più e, soprattutto, non pretendo nulla in cambio: nessuna firma, nessun obbligo, nessuna spesa. Un contratto c'è, certo, ma soltanto il mio nome apparirà in fondo al foglio lucido e chiaro, non vincolo nessuno, e nonostante ciò... capirà, nel nostro paese esistono milioni di persone, maschi e femmine, e tutti hanno bisogno di qualcosa. Hanno tutti bisogno di una qualche promessa. Non è d'accordo?” Il padrone di casa stava iniziando a sorseggiare il suo caffè, ma la domanda retorica lo fece trasalire: appoggiò la tazzina sul tavolino e semplicemente spalancò ancor più di prima occhi e orecchie. L'uomo dal largo sorriso tirato riprese senza aspettare risposte. “Certo che tutti hanno bisogno di una promessa, ed io mi incarico di offrire promesse. Molti vorrebbero che nel nostro paese ci fosse un lavoro per tutti, perchè si sa, quella del disoccupato non è una situazione facile, sempre con l'acqua alla gola, anni senza vacanze, senza potersi comprare l'ultimo SUV, senza potersi abbonare alla televisione via satellite. Io prometto che tutti avranno un lavoro. Oppure, le tasse: non sa quanti piccoli imprenditori assicurano di pagare troppe tasse. Oooh, io li capisco sa, i soldi escono prima di entrare e tenere in piedi una pizzeria al taglio non è semplice, ci sono tasse sul locale, tasse sull'igiene, tasse sull'immondizia, tasse sui trasporti della merce, tasse sui dipendenti assunti. Ed ecco arrivo io, e prometto che le tasse saranno abbassate, o tolte, già, proprio eliminate: prometto un paese senza più tasse, via l'ICI, via l'IRPEF, via l'IVA, via la tassa di successione e quella sui beni immobili di lusso, via! Lo prometto! Guardi...” sospirò dalla fessura del suo sorriso e, quasi senza smettere di parlare, aprì la valigetta “Qui c'è scritto tutto, tutte le promesse che ho regalato. Già, perchè la novità che io porto alla luce è proprio questa: RE-GA-LA-TO! Non si deve preoccupare di essere ricco povero onesto disonesto terrone o mangia-polenta. In fondo è molto semplice: lei ha bisogno di una promessa e io sono in grado di farle una promessa, e tutto questo a titolo perfettamente gratuito!” Il venditore a questo punto gli porse il foglio, su cui a caratteri limpidi erano elencate in una colonna a sinistra delle semplici richieste: -Sconfiggere la mafia. -Eliminare la prostituzione. -Migliorare l'istruzione primaria. -Distruggere Al-qaida. -Creare i presupposti per l'integrazione degli immigrati. - Cacciare gli immigrati. -Preparare i festeggiamenti per la festa della liberazione. - Eliminare la proprietà privata. -Privatizzare la sanità. -Rendere efficiente la sanità pubblica. -Eliminare la sanità pubblica... Al fianco di ogni richiesta era scritta in stampatello maiuscolo una sola parola: PROMESSO.

Insomma, ha capito: io offro promesse. E oggi è il giorno lavorativo più importante per me, ho visitato migliaia di case, e sono solo le otto e mezza del mattino, e ancora mi mancano migliaia di case da visitare, migliaia di famiglie a cui offrire promesse, a cui regalare un po' del mio sorriso, una barzelletta, ma soprattutto una qualche promessa. E ora lei non deve far altro che chiedere, penso abbia capito che non c'è spesa, non c'è impegno da parte sua: deve solo chiedere e le sarà promesso. Tocca a lei ora...” E gli porse il foglio lucido e una pesante stilografica.

Il proprietario di casa, con la testa piroettante a causa della parlantina sottile dell'uomo-sorriso, prese con la destra la penna, con la sinistra la tazzina col caffè ormai freddo, bevve d'un fiato la bevanda amara e osservò ancora una volta, per qualche secondo, il foglio delle promesse. Poi, senza dire nulla, iniziò a scrivere e sottoscrivere, scarabocchiare e tratteggiare, sperare e sognare, mentre le scritte si sovrapponevano e si riordinavano sotto la scia sicura delle sue richieste. Durò qualche istante questa scena, una volta esaurite le richieste, quasi senza fiato, il padrone di casa restituì la stilo al sorriso, il quale estrasse un timbro dalla valigetta e inizò a sbatterlo forte al fianco di ogni riga riempita sul foglio: -Una televisione più colorata : PROMESSO. -Autostrade senza più limiti di velocità : PROMESSO. -Più ferie pagate : PROMESSO. -Sigarette più economiche : PROMESSO. -Riapertura delle case chiuse : PROMESSO...

Terminata l'operazione, col consueto volto sorridente, gli occhi ripiegati su se stessi e i saltelli sulla punta delle scarpe appena più evidenti, il venditore, l'elargitore di promesse, salutò con tutti gli ossequi e le cortesie, gli arrivederci e gli è stato un piacere. Il proprietaio di casa chiuse la porta con la chiave e si ritirò in salotto, aprì la vetrinetta degli alcoolici e prese una bottiglia di wiskey, aprì una scatola che teneva sotto il divano, ben nascosta, e iniziò a riflettere: oggi Selen o Angelica? Interessanti queste foto... E ottimo titolo “La professoressa di anatomia”...


Il giorno dopo si svegliò. Si accomodò sotto la doccia e, lavato, sbarbato, vestito, bevuto il consueto caffè, fumata l'immancabile sigaretta, uscì di casa e si recò verso la scuola media statale Giuseppe Verdi, dove si trovava il seggio 231, il suo seggio, entrò, lasciò agli scrutatori la sua carta d'identità, scomparve dietro la cabina n. 2. Nel suo cervello: meno male che questa volta sono sicuro, questa volta non ho dubbi. Pose la sua X e uscì dalla cabina n.2.

Era domenica 28 marzo 1994.

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