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mercoledì 22 settembre 2010

Ciò che è reale è razionale

Appena riprese i sensi si accorse di non riconoscere il luogo in cui si trovava. Stava camminando quando successe. Come se qualcuno avesse premuto un interruttore al suo cervello e ai suoi sensi. Ma questo non lo turbava. Continuo a camminare come se fosse la cosa più normale ed ordinaria da fare. Non lo toccava sapere come ciò fosse possibile, dove fosse o che senso avesse. Questo semplicemente perché nemmeno gli pareva strano. Si guardò attorno, riconobbe una via della sua città. Era giorno.Si guardo le mani. Nella sinistra stringeva delle chiavi, familiari molto anzi, erano le chiavi della sua auto. “Devo prendere la mia macchina”. Il pensiero si accese nella sua mente come una lampadina, non fu frutto di una congettura, di un ragionamento e neppure un ricordo. Lo doveva fare e basta. Arrivò ad un incrocio. Dall’altra parte della strada la vide, la sua auto. Strano luogo per parcheggiare. A breve distanza da casa sua, lontana da qualunque posto che era solito frequentare e inesorabilmente sul marciapiede. Non si chiese che ci faceva li. Attraversò la strada. Senza dar credito a macchine e semafori o strisce pedonali. Non successe nulla. Poteva forse essere diversamente? Ancora 50 metri lo dividevano dalla sua automobile. Prese tra pollice ed indice la chiave dell’auto e premette il pulsante dell’apertura centralizzata. La macchina rispose facendo lampeggiare le 4 frecce. Arrivò all’auto. Un colpo lo prese al petto. forte e profondo. Non era la sua…. Ma come è possibile? Gli sembrava decisamente la sua auto ne era certo….aveva anche risposto all’apertura a distanza…poi l’aveva parcheggiata proprio li! Dov’è? Dov’è? Con tutto quello che aveva speso per acquistarla..rubata forse? E questa qui? Di chi è? La fissò attentamente. Era nera come la sua. Forse il colore lo aveva ingannato. Era un modello mai visto prima. Alta come un suv, nuova dalla linea, ma decisamente malconcia, ammaccata e impolverata. Salì, inserì le chiavi nella fessura dell’accensione e la macchina si accese. Non si stupì affatto. Da qualche minuto stava perdendo fiducia nella veridicità dei suoi ricordi. No non doveva farlo. Non capiva ma non doveva farlo. Devo tornare a casa. Devo capire. Alla macchina penserò dopo.
Prendere l’autobus era stata forse una buona idea. Poteva così dedicare un po’ di tempo a guardarsi intorno per provare a riconoscere qualcosa. Era al piano superiore di un vecchio autobus arancione, non ricordava di averne mai visto uno del genere. Non si curò troppo di questo dettaglio. Era più intento ad osservare le vie del suo quartiere. Le riconosceva, ma erano al contempo diverse, come una città ricostruita per un set cinematografico… Era nervoso. In mano stringeva ancora le chiavi dell’auto. La sua cazzo di auto dov’era? L’autobus svoltò in un viale ai lati gremito di auto parcheggiate... Quasi nella speranza di trovarla li, cominciò a premere il tasto dell’apertura posizionato sulla testa della chiave, sperando di ricevere il disperato richiamo luminoso della sua auto, quel maledetto lampeggio delle frecce…Ed eccolo. Lo vide, arancione, ma non era la sua macchina. Riprovò, eccolo, di nuovo un'altra macchina…ancora e ancora….ma mai lei. Tutte lo salutavano beffarde in fila…una dopo l’altra. O il suo telecomando poteva aprire tutte le auto….o stava impazzendo. Ormai l’autobus era vicino a casa. La sapeva che avrebbe trovato la risposta che cercava. Attraversò l’ingresso del suo condominio, poi prese l’ascensore. L’ascensore cominciò a salire. Provò a ragionare… Tutto era cosi strano, cosa ci faceva li? Prima? Non ricordava molte cose…non ricordava di aver attraversato la strada, non ricordava di essere salito o sceso dall’autobus e non ricordava nemmeno di aver incrociato anima viva…come se esistesse solo lui.

Forse, si di sicuro, deve essere un sogno. Piegò le braccia a novanta gradi…apri le mani e si fissò i palmi. Erano così veri, era tutto cosi vero e vivido… sentiva l’aria entrare e uscire dal suo naso, sentiva l’ascensore viaggiare.

No non era un sogno era tutto vero. E in quel momento si svegliò.

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