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martedì 13 settembre 2011

Miele di capra.

Nonostante la stanchezza del corpo, i pensieri le rubavano il sonno. I pensieri. Siamo sicuri che si trattasse di pensieri? Se i pensieri prendono consistenze mediterranee, dei mezzo dì estivi, allora si, la capra Marta non riusciva a dormire per i pensieri. Stesa, come dormono le capre, semplicemente sudava e puzzava.

Irrequieta s’alzo di scatto e dalla posizione abbandonata sul vinile blu del ponte si ribaltò in attitudine stravaccata ma seduta.

-Dai Pier, vammi a prendere un bicchiere di acqua salata con il ghiaccio e erba fresca?

La capra Pier, imbalsamata sulla sedia di plastica dalle molestie piacevoli del sole, non dava cenno di risposta. Occhiali da sole contro il sole, se ne stava lì, immobile e astuto.

-Pier! Dai andiamo a prendere un bicchiere d’acqua salata! Non c’è la faccio più! – insisté belando la capra Marta – Come fai a stare così? Come cazzo fai?

-Esplosione sorda di corvi al tabacco di biciclette – esordì improvvisamente la taciturna capra Tony, facendo rilevare la sua presenza altrimenti d’estetica non percepita, e così intervenendo pesantemente al venir meno delle condizioni iniziali di stabilità.

-Tony che cazzo hai detto? Oh mio dio. Tony che cazzo hai detto? Tony anche tu! Ma porca capra! Qui voi state impazzendo! State impazzendo! State impazzendo! Ma non riuscite a rilassarvi un po’? Non riuscite a star buoni seduti e osservare pensare godere della vostra inutilità? – sbottò al richiamo di follia la capra Pier. Una capra irrequieta si, due capre pazze no.

-Tra timidezza e sfrontatezza d’esistenza; l’incontro; tra trascinarsi dietro e l’adattarsi.- la capra Tony era partita. Decisamente.

-Dai Tony, basta. Da quanto soffri di aerofagia vocale? – in improvvisa calma questionò la capra Marta. – e tu Pier? Dimmi che cacchio dovrei osservare? Qua non c’è altro che cielo e mare, mare e cielo! Tutto blu azzurrino celeste. Anche sto merda di pavimento che sa di piscio è blu! Dai andiamo al bar a prendere un po’ d’acqua salata!

- Se vuoi vai. Io sto qua. Ma dai Marta! Guarda che ficata.. la nave! Perché non riesci ad ammirare l’ accozzaglia caprina che s’affanna per voler ammazzare il tempo? Tutta concentrata oppressa in 100 metri quadri, non vedi? Tutte le capre ordinano al tempo il suicidio. C’è chi bruca e bruca, c’è chi dorme c’è chi prende il sole c’è chi prende l’acqua salata al bar. Guarda Marta! Che ridicoli che siamo! Anche noi! Non vedi che qui c’è un mondo uno stato una repubblica! Repubblica democratica della nudità oscena. E ridicola. E allegra. Come fai a non riconoscerlo? Guarda che brutale immagine!

-Pier, che pesante che sei. La vuoi o no quest’acqua salata? Io vado a prenderla.

-T’ho detto di no. Irrequieta Marta, dai stai qua con me e la pazza capra Tony. Come fai ad non essere libera di fronte a questa consapevolezza? La liberazione dal pensiero? Tu cosa fai capra Marta? Vai a prenderti quest’acqua salata. Tu cosa fai capra Tony? Deliri come le mosche al vetro o caghi palline merdose. Io cosa faccio? Prendo il sole e osservo, mi rilasso. In realtà, Marta, stiamo facendo la stessa cosa, io te Tony loro. Aspettiamo. Aspettiamo di passare il mare, di sbarcare e poi boh. Pascoleremo, ci monteremo, e cacheremo. Come sempre. Che spettacolo! – concluse la capra Pier.

- Insomma alla fine sta acqua salata? nulla? Alla fine la bellezza sta nella semplice nuda attesa? O quanto meno nella consapevolezza di essa? – Arresa la capra Marta domandò sospirando. E nel farlo girò effettivamente lo sguardo sull’area navale che riempiva la sua prospettiva. Non migliori, non nulla, lo stato delle cose per ricerca della roulette della Russia caprina o per uno stato di volere casuale, poneva le tre capre fisicamente al di sopra del resto del gregge. La balaustra sulla quale le tre appoggiavano le distese e corte zampe, dava sul ponte principale della nave: era quella parte di nave chiamata dog’s village, il luogo in cui i cani andavano a pisciare e fare le loro cosette, che si poneva un piano superiore rispetto al ponte principale dove piscina bar e piccolo prato artificiale fornivano le armi alle capre per massacrare il tempo. Tutto ciò componeva un quadro di meravoglia che impediva la tossicodipendenza di vuoti.

-Forse hai ragione Pier. E’ proprio bello. Alla fine di noi, domani, una volta sbarcati, rimarranno solo le sfere merdose che produciamo. Che ficata. Potremmo tirarcele addosso queste palline. Che dici? – esplose di gioia la capra Marta dimenticando per un momento, ma solo per un momento, l’acqua salata.

-Già- con malinconia riprese Pier.

Nelle chiacchiere tra la capra Marta e la capra Pier, Tony s’era distaccato, con la calma di un folle aveva preso della vernice bianca trovata lì e aveva scritto sul pavimento blu:

‘ Necessità di trovare del miele in questa puzza claustrofobica’.

-Cazzo.– affermò allibita la capra Pier, non vedendo più la capra Tony.- Vuoi vedere che quel coglione ha scambiato il mare per miele-.

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