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martedì 27 settembre 2011

CHUVA

Dopo dieci minuti di pioggia continuava ancora la pioggia. Chove chuva per l’appunto. Quando qui inizia più finisce. La pioggia cade incessante. Tic tac tic tac, sulla ringhiera, sulla strada, sui san pietrini. Esci veloce dalla metropolitana, la strada è bagnata e l’ombrello un po’ troppo piccolo e sgualcito da un lato. Ti lasci la porta dipinta sul muro con scritto “ è tao dificil guardar um rio quando ele corre dentro de nos” superi il piccolo ostello a cinque euro a notte del portoricano, cammini veloce sui san pietrini lucidi e bianchi, scivolando ogni tre passi, speri che l’autobus arrivi ma alla fine ti arrendi alla salita e inizi ad arrampicarti per giungere a rua capitan jose soares da insurreçao numero cinco. La strada si fa più strettina e la pioggia continua incessante, il vento a tratti spodesta l’ombrello e i capelli diventano sempre più bagnati, l’aria è fresca, sa di inizio estate, di umido, di caldo, di oceano. Sali le scalinate e finalmente l’ultima salita. Scivoli ancora, imprechi un poco, in portoghese chiaramente, fodes.. poi riprendi, guardando se qualcuno ne ha ricavato un sorriso dallo scivolio imbarazzante, la borsa pesa un poco perché i libri son di carta? E perché una pagina pesa così poco ma insieme diventano mille chili? Pensieri... arrivi alla meta, entri nel negozietto all’angolo una bottiglia di vino, un tonno, tre pomodori, 3, 75 obrigada. Entri nella porta ma prima il tuo sguardo si ferma sulla soglia, per terra una cassetta, un vhs in gergo un po’ più elettronico, un film, calligrafia incomprensibile, sembra di guerra, ti chiedi come qualcuno possa averlo lasciato li fuori solo sotto la pioggia. Guardi la casetta delle lettere che dopo un mese hai imparato ad aprire senza chiave, uff il cd non è ancora arrivato. Sali i 99 scalini ansimando agli ultimi dieci e ridi per le scarpe, le mille scarpe improbabili della pazza greca che mangia con te tutte le sere. Non vedi l’ora di vedere la videocassetta, magari è un segno, un presagio, un indizio.. poi entrando nella minuscola porta lottando fra te e la borsa piena di libri dove vince la borsa, ricordi che non hai una televisione e neppure un videoregistratore. E sorridi. Insomma perché non sorridere? È già un segno, un oggetto che prenderà polvere con i mille altri raccolti in quest’anno, bello solo per il fatto di essere inaspettato. Superfluo e inutile chiaro. Piove ancora. Chiaro. Non smette quando inizia. Guardi dalla tua finestra della casa mansardata, e senti il ticchettio fortissimo. Il sole è distante ma senti tramontare. E sorridi di nuovo, ebete. Ma son già le sette e la cena che dovrai preparare aspetta sul minuscolo tavolino, vicino alle minuscole sedie e speri che anche gli invitati come una magia diventino minuscoli entrando dalla minuscola soglia. Metti un po’ di musica, ma non troppo alta perché possa unirsi con il rumore della pioggia. Ti senti in pace, rilassata.

Improvvisamente la porta si apre capelli corvini inzuppati, sparati, sparaflescati entrano, occhi azzurri di lenti a contatto, sorriso smagliante e un porto-greco ostentato. Borse ovunque e gridolini, abbracci e poi urla, e saltelli, che musica è questa? No una lagna mettiamo qualcosa di più attivo, un elettro pop rock della grecia, si dai balliamo, la cena? Si dopo prima devi sapere, ti devo raccontare....

La pace è finita.
Ma sorridi, in fondo sei a Lisboa.

1 commento:

  1. una volta ho trovato anche io una cassetta, per strada, era un porno di donne obesissime!
    d'altronde cosa ti aspetti di trovare vicino località porcella next to the ss11.....

    questo spaccato di vita è strafico, già mi manca la Giuli che se ne torna a Lisbona :(

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