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martedì 13 settembre 2011

La rivincita dei nobili

Nonostante la stanchezza del corpo, i pensieri gli rubavano il sonno. Quel giorno, all'uscita dalla fabbrica un manifesto attaccato sui muri l'aveva fatto rabbrividire dalla rabbia. Il titolo recitava: “Il manifesto della nobiltà” scritto in un carattere grassetto. “Una goliardata da ricchi” aveva subito pensato. Poi lesse il resto, lentamente, soffermandosi su ogni paragrafo di quella lista di ignominie che vi erano scritte. Una serie di punti scandivano le ragioni di quel popolo che troppo spesso si era macchiato di crudeltà verso i gradi più bassi della scala sociale. “I nobili sono annoiati, si drogano, fanno sesso perverso” l'aveva interrotto nella lettura un suo unto collega in uscita dal cancello principale. Scosse leggermente le spalle e continuò nella lettura.

“Orgoglio nobile. Breviario di facile comprensione a tutti gli ignoranti sudicioni di questa terra.”

Punto primo
“Barone Antonio” suona meglio di “Antonio, signor nessuno”

Della nobiltà d'animo nessuno sa che farsene, un titolo nobiliare invece è spendibile. Provate a presentarvi alla gente, ad andare alla posta o ad un ricevimento. Nessuno vi mancherà di rispetto se il vostro ceto sociale è tale da suscitare riverenza.

Punto secondo
Il lavoro degrada. L'ozio è la soluzione.

A cosa serve lavorare ogni giorno quando hai un patrimonio che ti permette di non farlo? Non lavorare ti rende forse meno utile di tutti gli altri? Tutti muoiono. Si vive in attesa di questo. Noi lo facciamo aspettando quel giorno belli riposati invece che sporchi di grasso schiacciati dalla stessa macchina che ci dava da vivere. Non siamo obbligati alla riconoscenza verso un padrone che ci sfama con un tozzo di pane ma che ci sfrutta per il suo personale tornaconto. E se vi trincerate dietro l'idea che la macchina che fate muovere ha bisogno di voi per funzionare, scordatevelo. Non siete altro che uno stupido ingranaggio umano in attesa di essere automatizzato.

Punto terzo
Con l'agio del lusso si invecchia più lentamente

Che se ne dica, dormire su di un letto comodo, avvolti da lenzuola di seta, è estremamente meglio che dormire su un puzzolente materasso rovinato, coperti solo da quattro stracci bisunti. Provate a scrutare a fondo il viso di un poveraccio, lo vedrete segnato da infiniti solchi che si intrecciano, sfigurandolo in maniera irreparabile. Se poi la vista non vi creerà disgusto, tentate di soffermarvi sulle sue mani. Calli e bruciature orrende le avranno rovinate negli anni, formando solo due gonfi e rivoltanti gommoni. È questo per caso un uomo? È così che il buon Dio ha formato Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden?

Conclusione
Questo è quanto. Il nostro orgoglio si riassume in questa semplice guida. Se questi concetti sono troppo complessi per il nostro lettore stringitore di bulloni, è normale. Il cervello di un operaio non è pienamente sviluppato. Come si spiegherebbe altrimenti questa necessità maniacale di lavorare?

Letto questo lo stanco operaio fece uno sguardo di disgusto tale da incupirgli il volto e si rimise in cammino verso casa, pensando a tutto ciò che aveva letto. “Dannazione, questi ricchi hanno proprio ragione!” continuava a ripetersi. “Perché aspettare la morte lavorando, sporcandosi e puzzando di sudore? Se fossi ufficiato Barone avrei trovato il modo migliore di passare i minuti che inesorabilmente ticchettano il loro passare verso la mia fine.” Arrivato a casa si sdraiò sul letto e, come già detto, i pensieri gli rubavano il sonno. “Domani mi licenzierò dal lavoro” sbraitò, ancora rivoltandosi fra i suoi quattro stracci bisunti. Sua moglie, sconvolta dalle urla, si mise a sedere sul letto e, accarezzandogli la testa gli disse “Cos'hai amore? Cosa ti prende?” sbadigliando goffamente. Lui si girò verso la donna che gli sedeva a fianco che, seppur imperfetta era bellissima ai suoi occhi. Gli disse sottovoce, guardando la miseria della sua casa che lo circondava: “Niente, pensavo di volere più di quello che già non ho”. Che banalità da poveri.

1 commento:

  1. ritratto bianco e nero. lo si è detto. capire qual'è il bianco e qual'è il nero è ora lo sforzo.
    'Evviva Espanha, evviva Franco, evviva el rey'

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