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lunedì 5 settembre 2011

5. Io corro, tu corri, egli corre.

La vita è una vera merda, poi si muore e io non ho tempo da perdere. Ma quando arriva questo dannato autobus?

Il tempo, il tempo, ti bombardano praticamente dell’importanza di guadagnare tempo, del tempo-denaro, del tempo da perdere, quello che guarisce le ferite, il tempo da conservare e usare, il tempo che ti fa comprendere le cose, il mattino ha l’oro in bocca, ma io ho sonno e vorrei dormire. È solo una merce, il tempo. Tempo precettore e tempo tiranno. Merda di tempo. Pioviggina. Aspetta sto prendendo accetti alla Pippo Vespa; mi sto perdendo coi discorsi…così delirio e non ho più uno stile…(insomma un MIO stile, PV..! NdA). Anche quando si divaga, bisogna farlo con coerenza. Classe. Sì, con classe, stile, almeno ti prenderanno per uno squinternato di classe.

Ma perché non arriva questo dannato maledettissimo autobus? Non ho tempo da perdere, non oggi, non ho tempo né disposizione d’animo per quelle teghe di quanto bella è l’attesa, il piacere sta nell’attendere, prepararsi alla partenza, “nel distacco dall’oggetto amato e nell’attesa prima della conquista sta la vera essenza della passione”, Principio di realtà e Principio di piacere, FANCULO a Galimberti, che poi è uno spocchioso manaccione che si crede il Logos in terra, che si vanterà di essersi fottuto perfino la Filosofia…

Sono talmente in ansia che mi sto divorando le unghie. Cosa dico, mi sto scavando la sporcizia che sta sotto la superficie coriacea delle falangi e già che ci sono me magno tutto il resto. Che schifo mangiarsi le unghie. Sto rasando le pellicine delle mie dita, sgrufolo attorno ai polpastrelli fino a sentire sapore di sangue.

Basta, mi sono stufata. Ma quando caaaaazzo arriva?

Tutta colpa dei trasporti. Stupidi stupidi trasporti che fanno vacillare i tuoi convintissimi piani di strategie ecologiche per riformare il mondo… “Peste a voi e alle vostre famiglie”… Deserto, non c’è neanche un rumore in lontananza. Non è lontano dove andava a scuola mia cugina... Beata lei che stando fuori c’andava in macchina e non doveva rischiare l’integrità psico-morale ogni mattina soffocando a sottiletta fra un centinaio di altri studenti o restando per metà schiacciata dalla porta a soffietto del bus. Meraviglioso quel racconto della Cate…“Driiin”..!!

Oddio, mi franano pensieri come se avessi il cervello di ghiaia…cos’era? Aldo Giovanni e Giacomo, no? Buuuu, pensavo di essermela inventata, e invece è riciclata. Si ricicla tutto. Non si inventa niente. Nulla si crea, tutto si trasforma. Non ci sono più le mezze stagioni. Ahah, è vero anche Barney di How I Met Your Mother è riciclato…il video di Claude François….com’era, “Une petite mèche de tes cheveux…une petite mèche de tes cheveux…” Cos’è che mi ha detto la Poz l’altro giorno, ah sì, il manualetto di banalità da “ascensore”, ovvero da sfoggiare per sfuggire alle conversazioni inopportune che ti capitano in quel metro e mezzo quadrato di metallo che va suuuu, e va giùùùù… Geniale, adesso mi tornerebbe utile per occupare il tempo. O per avere un pretesto per attaccar bottone con la vecchietta che finge palesemente che sia invisibile mentre attende alla fermata come me. Ma che capelli ha? Sono…è….ma una mèche verdino sbiadito quella che ha dietro all’orecchio?!? Vaccaboia sono capelli tinti che spuntano dal cappellinooo!!! Tinti male, sì sì quello è l’effetto che ti capita se vai da un parrucchiere inesperto sottoponendogli una tinta che necessita di 15 pigmenti diversi. Miscela da alchimista, e Buuuum, come i risultati del piccolo chimico. Che puzza….per quello mia madre mi esiliava in soffitta quando ci giocavo. E brava vecchietta, perché non accetti il tempo che passa? Anzi no, effettivamente potresti essere una Freerider che non vuole sottomettersi alla dittatura del capello bianco e dell’immagine di vecchiaia impellente che esso implica…oppure un’illusa bisognosa di riflettere allo specchio un volto artificiale. A mia nonna le rughe stanno proprio bene. Ma quante ne impara mia nonna su Radio Maria..?!

Tic-tac, il tempo scorre, che ti è successo autobus? Il pannello lampeggiante dice “4 MINUTI” da almeno un quarto d’ora. Paradosso temporale, direi, o cilecca informatica. Non fatemi tirare in ballo la fisica quantistica perché non ne esco più se comincio a farmi seghe mentali sulle quattro dimensioni, o sui gatti nelle scatole. Una volta mio cognato da bambino ha messo un gatto nel forno. Per fortuna non sapeva come accenderlo. Devo presentarlo al Paja…

Ma questi tabelloni alla fermata come calcolano quanto tempo manca all’arriva del bus? Cioè, dev’esserci una specie di GPS sul mezzo o roba del genere, no? Allora ha bucato una gomma, non c’è altra spiegazione. Ecco, sono fregata, mi tocca andare a piedi… No, poi sudo. Quand’è l’altro? 40minuti?!?!? Beh, passati questi irreali e interminabili dieci minuti dal presunto orario di arrivo (che mi sono costati un dito sanguinolento), bah ne mancheranno a malapena 30…e quanto ci si mette ad arrivare? Un quarto d’ora? No, è pomeriggio, le strade sono un casino e in stazione monterà una folla isterica, no no non ce la posso fare…non faccio a tempo col secondo… Incrocia le dita, daiiiii!, vedrai che non è successo niente e adesso arriva. Aspettiamo ancora qualche minuto.

Mi si sta slogando l’anca a furia di dondolare la gamba istericamente come se non avessi controllo del mio sistema nervoso. Il Trambu continua a dondolare mentre studia… Oddio, quel puntino di strada dietro alla curva lo sto corrodendo con lo sguardo…si sta trasformando in un miraggio sciolto. Foucault, devo trovare il riferimento di Foucault a proposito degli ospedali come paradigma del luogo di detenzione. Vabbè, imbroglio e prendo qualche citazione da Agamben su “Bio-potere”…dovrà pur citare Foucault no? Se devo recuperare tutti i libri che voglio mettere in questa tesi, non me la cavo più. Basta, va fatta per bene ma è ora di buttarla fuori… Quelli in inglese, li cerco su internet. Googlebook style. Poi articoli.

Ma…Cos’è? È un miraggio, o…. È… È UN AUTOBUS, UN AUTOBUS, UN AUTOBUS, AUTOBUS!, AUTOBUS!!!, AUTOBUS!!!!!!!, 45?

È il 45?? Ma come……oddio, non è il mio………maledetto….maledetto autobus……maledetto tempo, maledetta volta che non gioco col tempo e mi presento con il giusto anticipo uscendo prima, Murphy e le tue leggi dannate, che siate triturati da un camioncino dell’immondizia e il tuo corvaccio nero arrostito su un falò ricavato nei bidoni in stile vagabondo newyorkese…

46??? Ma c’è scritto 46, c’era la gambetta che non si vedeva!! SEEEEEEEEE, benedetto autobus burlone, ma tanto lo sapevo, alla fine in qualche modo a rotta di collo c’arrivo sempre…. Ecco che riparte, SU, via a tutta birra verso la meta!!!


SBANG, Pffffffff……….


Pffffff? Cos'è?? Perchè frena di colpo?



2 commenti:

  1. Flux of consciousness, quasi :D

    ci sono le virgole!

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  2. bellissimo. come avevo già detto mi ci son proprio ritrovata. l'aspettare il bus, i pensieri intermittenti. bello davvero!

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