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martedì 13 settembre 2011

Il mio Uccello, il mio capo

Nonostante la stanchezza del corpo, i pensieri gli rubavano il sonno.

Quella storia del suo capo che se ne andava in pensione gli teneva in moto il cervello. Cazzo. Cazzo e cazzo.
Chi prenderà il suo posto?
Se inizialmente Barney sperava non fosse x a divenire il suo capo, per la sua troppa spocchia, o y per il semplice fatto di essere una donna, con il passare delle ore insonni e con il metabolizzare dei suoi ragionamenti, cominciò a considerare il fatto che la nuova speranza non fosse quella di non vedere x o y come suo nuovo capo, ma che invece il posto potesse essere proprio suo.
In effetti x prendeva troppo poco per diventare il nuovo amministratore delegato, esattamente un terzo di Barney (come anche stava uno a tre il livello di spocchia).
Per non parlare di y, l’idea di avere un boss donna lo avrebbe costretto ad una dose quotidiana extra di masturbazione compulsiva e di certo non avrebbe retto. La soluzione però anche in questo caso era lampante, infatti y era, per l’appunto, una donna.
Quindi lui.
Quindi LUI?
Davvero?
Davvero.
Non che gli importasse gran che di divenire capo.
Diciamo che era meglio per gli equilibri dell’ufficio…Con il vecchio cialtrone fuori uso, le possibilità erano o lui o un terremoto che avrebbe potuto distruggere il suo piccolo habitat lavorativo, di cui era sovrano.
Preferirebbe di gran lunga che nulla cambiasse.
Cazzo.
Avrebbe potuto, o dovuto, o voluto vagliare altre opzioni…fatto sta che si addormentò.

L’indomani Barney entrò in ufficio come al solito in perfetto disorario, ovvero un calcolato 10 minuti di ritardo, abbastanza per marcare superiorità e non curanza ma troppo poco per un richiamo.

Arrivato alla scrivania la sua segretaria le portò caffè e giornale. Era nuova…una bella ragazza sulla ventina, bionda e provinciale, piuttosto ignorante e riservata.
Se la sarebbe scopata volentieri, anzi da quando era stata assunta, non vi era giorno in cui non si immaginava di affondare la faccia in quelle tettine da campagnola.
Purtroppo non vivendo in un film o su un romanzo, dove i maggiordomi sono assetati di sangue e le segretarie sono affamate di cazzo, Barney, nonostante il suo bell’aspetto, non era mai riuscito ad ottenere da lei nemmeno uno sguardo di languido desiderio.
Poco importa, avrebbe potuto ricorrere al caro vecchio fai da te, una bella trastullata all’uccellone e via in attesa che il suo capo lo chiami per annunciargli che sarà il nuovo amministratore delegato.

Si mise al centro del suo ufficio e si calò i pantaloni fino alle caviglie.
Aria fresca per il mio pennuto! Si disse e cominciò a far girare il pene a mo’ di elicottero roteando il bacino.

Proprio nel mezzo della rotazione squillò l’interfono. Lo raggiunse zompettando con le caviglie bloccate dai pantaloni.
Era la sua segretaria, il capo voleva vederlo.

Barney rimase a braghe calate per qualche secondo, con le braccia piegate sui fianchi come un Leader fascista: fissò il suo uccello penzolante: poi fiero davanti a se e poi nuovamente il suo volatile amico.

Non ti preoccupare, il diletto è solo posticipato mio caro cazzuto.
Si rimise i pantaloni.

Entrò nell’ufficio di colui che voleva mettere a repentaglio i suoi ben oliati ritmi di lavoro, colmo d’odio, ma con un sorriso splendido stampato in faccia.

Il suo boss lo adorava. Anche se non aveva mai fatto niente ma proprio niente per meritarsi questa fiducia.

Dopo i convenevoli, caro Barney, carissimo Alan, si giunse subito al Clou, ovvero l’annuncio del ritiro: l’età, voglio stare con i miei nipoti, una barca, un camper il barbecue…e altre 20-30 menate che Barney non ascoltò.
Quando venne il suo turno di parlare, pensò una bestemmia, ma disse un goditi la pensione per poi condire l’aria con una pacca sulla spalla accompagnata dall’immagine mentale di lui che con un colpo di karate staccava la testa al suo capo creandogli una fontanella di sangue dal collo: lui si imbrattava di sangue e con un calcio abbatteva definitivamente il corpo dello stronzo emettendo un urlo animale.

Il suo quasi ex-capo continuò a parlare, Leonard, x lo spocchioso, e Anne, la donna “donna”, già sono al corrente delle mie disposizioni, e altre cazzate riempitive, chi mi succederà sarà Fred, mio nipote, già lo conosci?

Merda.
Merda.
E ancora tanta tantissima altra merda.

Si’, disse Barney, aggiungendo, ma solo nella sua testa quello stronzo cacacazzi di Fred Russo, il peggiore tra i peggiori gendarmi della storia, l’antibarney in breve.

Non avrebbe potuto lavorare un secondo con quel soldatino. Cazzo. Il vecchio rincoglionito l’aveva appena inculato duro con il numero della saponetta.

Sorrise.

Anche Barney sorrise.

Vado a chiamarlo, aspettami qui. Ah serviti pure, ho aperto per l’occasione una bottiglia di Whisky d’annata, invecchiato 19 anni. Una bottiglia da 90 dollari! Davvero delizioso…

5 minuti al massimo.

Non mi muovo di qui AL! Con uno splendido sorriso ammiccante.

Barney rimase solo nel quasi ex ufficio del vecchio stronzo.

Avrebbe dovuto cercare un altro lavoro. Santa puttana!

Merda. Non se ne sarebbe andato così… non a testa bassa.

Eh no.

Prese allora la bottiglia di whisky, se ne fece giusto un goccio dal collo bella bottiglia e poi la appoggio stappata, sulla scrivania.

Si calò le braghe.

“E’ ora di farsi quella maledetta sega” si disse e cominciò a menarsi l’uccello pensando alle tette della sua segretaria.

3 commenti:

  1. grande pippo. che intensità!
    E’ ora di farsi quella maledetta sega.

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  2. sempre più brillante direi.... senza ri-sottolineare il gemellaggio d'anime dei temi...

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  3. vorrei essere un impiegato così!

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