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lunedì 7 marzo 2011

Carta & Penna

“Superdetersivo di Yuan Liping santo mondo, dimmi cosa devo scrivere per reclamizzarti!”

Dan 45 anni è al punto più basso della sua carriera di scrittore polivalente.

Qualche passo indietro: serve introdurre l’ambiente, l’epoca e ovviamente il personaggio.

Dan Milano era uno scrittore. Non proprio uno scrittore classico, quello da libro per intenderci. Scriveva per un giornale, ma non era nemmeno un giornalista, quello da cronaca rosa, nera o di qualsivoglia colore. Era uno scrittore polivalente da giornale: scriveva racconti, scriveva saggi brevi, vezzi, opinioni. Un giorno ti poteva parlare di aria, della filosofia che domina una mandria di cariboù o di tendenze del primo semestre del secondo decennio se consideriamo le cicliche mode della numerazione romana applicata all’etimologia della parola “muffin”. Trovava sempre un modo: vuoi l’ironia, vuoi lo stile, la leggerezza, il buon gusto…impareggiabile sempre. E tutto questo senza le minime competenze tecnico-scientifiche, storiche-filosofiche e blablabla, blablabla (avrebbe detto lui ridendo).

Questa sua dote lo aveva portato ad approdare alla più grande testata Newyorkese del tempo. E considerato che erano gli anni ’60, la più grande d’America e del mondo.

Il problema, che ci riporta all’incipit di questo racconto, ha origine 4 anni, 5 mesi, e 13 giorni dopo l’approdo di Dan alla rinomata testata: dopo questo florido periodo di quotidiani successi letterari l’operoso scrittore polivalente da giornale si blocca. Non c’è verso di riaccenderlo, non bastano dottori, analisti, psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, iniezioni, supposte, pillole, mare, montagna, campagna.
A nulla si rivelò utile nemmeno la tipica prassi sbloccacervelli collegata al tipico proverbio “Se vuoi la conclusione cambia redazione”: Dan passò dall’opinione alla cronaca nera, dalla nera alla rosa, dalla rosa agli spettacoli, dagli spettacoli allo sport nazionale, dallo sport nazionale allo sport locale.
Ed ora dallo sport locale alla pubblicità. Ma niente da fare. Non scrive nulla nemmeno sul superdetersivo (che a detta del suo capo si vende da solo).

La cosa più assurda era che non riusciva nemmeno a scrivere cose quotidiane…non riusciva a scrivere una lettera a sua madre e nemmeno un reclamo per la radio acquistata di recente ma difettosa.

E così i mesi passano. E Dan non scrive. E non lavora quindi. E non guadagna, di conseguenza. Lascia il suo stupendo appartamento su Central Park, per un buco osceno, addio bottiglie di whisky da 50 dollari e addio prostitute di classe ( non giudicatelo però, ricordiamoci che sono gli anni 60!).

Una cosa strana avviene la notte del 139 giorno senza scrittura. Si alza dal letto, l’orologio sul muro segna mezzanotte e tre minuti. Ha bisogno di un goccio d’acqua. Accende la luce fa per uscire dal letto e…
E che ci vogliate credere o meno, davanti al suo giciglio, a fissarlo, chissà da quanto c’è un vecchio in bermuda con tema floreale, capello bianco con riga, aviator rayban neri, ciabattine di paglia ai piedi e nient’altro.
“E tu chi cazzo sei?”
“sono la tua ispirazione, caro mio! Un sigaro?”
“scusa? Ma vaffanculo! Tu e i tuoi sigari!”
“Ma sono cubani, ottimi!”
“Al diavolo dammene uno”
“Ecco tieni”
“hai da accendere”
“si un attimo…ecco”
“davvero ottimo…”
“Dan, sono felice che ti piaccia. E sono felice anche che non ti sia spaventato…sai non è da tutti svegliarsi nella notte e trovarsi faccia a faccia con la personificazione della propria ispirazione.”
La replica di Dan ”Tranquillo. Sei un vecchio in mutande, non faresti paura al più pusillamine cagasotto d’America, in più mi hai offerto un sigaro per mettermi calmo e tranquillo e magari fottermi con questa storiella della mia ispirazione. Ma per piacere. Ci hai rimesso un buon sigaro. Vuoi derubarmi? Accomodati pure. Non c’è nulla in questa casa che valga un centesimo. Io torno al mio sigaro e poi me ne tornerò a dormire!.”
“Proprio non mi credi Dan? Suvvia fai un piccolo sforzo di immaginazione…”
“Allora.Se tu fossi la mia ispirazione dovresti conoscermi molto bene. E se mi conoscessi bene sapresti anche che per colpa della tua diciamo “assenza” se mi passi il termine, mi hai diciamo lasciato in brache di tela. Come minimo ti dovrei ammazzare.”
“Sono stato in ferie Dan! Anche io mi devo riposare cosa credi? Tu sant’iddio proprio tutti i cazzo di giorni dovevi lavorare? Almeno un po’ di gratitudine! Il pezzo sulla cagnetta che scopre il petrolio? La disamina sulla lamina di lama? O il pezzo sulla crisi dei risi? Devo andare avanti? Merito del sottoscritto, sottospecie di scrittore da tabloid! Senza di me non puoi nemmeno lasciare una patetica lettera d’addio post suicidio! Comunque ora sono tornato. Dove eravamo rimasti?”
Dan non ci voleva credere. Ovvero, ci credeva ora quello era davvero la sua ispirazione, sapeva troppo!.
”Brutto figlio di puttana! Ora ti ammazzo bastardo traditore”. Dan salta fuori dal letto, solo che nella foga dello zompo olimpico un piede gli rimane annodato tra le lenzuola facendolo incespicare al suolo faccia al pavimento. Che dolore signori. Non si è spaccato la mascella solo perché ha origini italiane.
Poco importa, noncurante del dolore si alza in piedi feroce come un lupo feroce e..
E… E’ giorno. Nessun vecchio vacanziero di Honolulu è più li. “Santo Cazzo ho sognato” e ancora ridendo dolorante “Porca puttana troia, era un sogno!”
“un cazzo di sogno!”

Un momento di silenzio. Gli occhi si spalancano. Le pupille si dilatano i pugni si stringono e si alzano al cielo.

“Carta e penna! Mi servono immediatamente carta e penna!”

5 commenti:

  1. è Hemingway, deve essere Hemingway !
    :D grande Kiev eitieit!

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  2. Voi che avete facebook diventate amici di....yuan liping!!!
    http://www.facebook.com/people/Yuan-Liping/727485317
    E' una donna. Ma è sposata.
    Non so se tratti effettivamente superdetersivi.

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  3. quando hai letto del vecchio con i capelli bianchi e la riga... bermuda e cubano...:D

    ho pensato subito Hemingway!

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  4. I racconti del pippo vanno sempre riletti per coglierne tutta l'essenza!

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