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mercoledì 3 agosto 2011

LA TORTA DI FICHI

PREMESSA: ho trovato un antico manoscritto impolverato...

Appena riprese i sensi si accorse che non riconosceva il luogo in cui si trovava.

La vista ancora annebbiata non riusciva ad aiutarla a capire dov'era, quindi si rivolse subito al senso che tra i cinque aveva più sviluppato: l'olfatto. Cercò immediatamente di rintracciare l'odore inebriante delle spezie, che, come le custodiva lei in leggeri sacchetti di lino, sapevano sprigionare tutta la propria intensità. Nulla. Allora decise di cercare il fresco profumo di quelli che nell'arte culinaria vengono onorati della denominazione pura e semplice di “odori”, tutto ciò che crea la connotazione olfattiva di ogni piatto. Le sue erbette -basilico, rosmarino, salvia, alloro, mentuccia e molte altre- erano disposte ordinatamente in una moltitudine di vasetti colorati allineati sul largo davanzale e, grazie alle amorevoli cure che lei riservava loro, se si era nei pressi della cucina, era decisamente impossibile non sentirne l'aroma. Dunque: di nuovo niente. Ora, di una cosa era sicura: il suo naso non poteva sbagliare. Da questa meticolosa indagine olfattiva concluse che non si trovava nella cucina del suo ristorante, nel suo piccolo angolo di paradiso. Improvvisamente, forte come un pugno in pieno viso, si insinuò nelle sue narici un miscuglio di odori penetranti, lontanissimi da quelli che aveva appena cercato. Percepì nettamente l'odore malefico del disinfettante, l'aria stantia di un locale troppo poco arieggiato, il tutto mescolato all'acre odore di urina che poi scoprì provenire dalla donna adagiata sul letto a un metro e mezzo dal suo. Il disgusto le fece storcere la bocca in una smorfia.

-“Ah, ti sei svegliata!”, pronunciò una voce maschile accanto a lei.

-“Come ti senti, cara?”. Lei girò faticosamente la testa e incontrò con lo sguardo il viso butterato di chi le aveva appena parlato. Era suo marito.

-“Dove sono? Che cosa è successo?” gli chiese.

-“Non ti agitare, devi cercare di riposare il più possibile. Sei in ospedale, hai avuto un piccolo incidente in cucina, ma ti riprenderai presto.”

-“Ma come! Che tipo di incidente?”, domandò incredula, lei che era sempre così precisa e attenta in ogni movimento, sopratutto nel suo ristorante.

-“Sei caduta dalla scala mentre pulivi i vetri, tesoro.”

La donna tentò di far affiorare alla mente quello che era successo, ma non riuscì a ricordare né di aver pulito i vetri della cucina né di essere precipitata da una scala. I dolori che cominciavano a tormentarla in più punti del corpo, tuttavia, non le permettevano di ragionare, quindi, anche se un po' confusa, si affidò alle parole e alle cure del marito. Si riaddormentò. Fu svegliata circa un'ora dopo da un' infermiera che, con toni gentili, le chiese come si sentiva e le lesse la sua cartella clinica: lieve trauma cranico, uno zigomo distrutto, due costole fratturate e lividi sparsi su tutto il corpo.

-“Però. Mio marito è stato parecchio ottimista nel dirmi che mi riprenderò presto.”, pensò.

Nonostante la situazione non fosse affatto buona, la perpetua emergenza sovraffollamento negli ospedali fece si che la dimisero dopo qualche giorno, piena di fasciature come una mummia. Suo marito, stranamente premuroso, la mise a letto e la obbligò a non muoversi di lì finchè non fosse guarita completamente. Ma lei non riusciva a resistere a lungo inchiodata ad un letto. Le mancava troppo il suo mondo, la sua cucina, i suoi fornelli, le sue piantine aromatiche. Così, un giorno, sgattaiolò fuori di casa finchè suo marito non c'era e si recò nel suo ristorante, che sulla serranda recava un cartello con la scritta “Chiuso per ferie”. Ragionò con aria perplessa sulla stranezza di tutta la situazione, sulla caduta da una scala che non ricordava minimamente, su suo marito così premuroso, quando fino a pochi giorni prima si rivolgeva a lei solamente per litigare. Proprio così, il suo matrimonio stava andando a rotoli, suo marito era diventato un uomo terribilmente attaccato alle cose materiali, un universo lontano dal suo e, fondamentalmente, che ribolliva d'invidia per il grande successo, anche economico, che aveva raggiunto il ristorante di lei. Quei pensieri la schiacciavano e, contemporaneamente, ogni punto del suo corpo doleva sempre di più. Una volta attraversata la sala e aperta la porta della cucina, però, si sentì rinascere. Si lasciò inebriare dal profumo unico che conosceva alla perfezione, rapidamente si lavò le mani e, felicissima, di aver trovato alcuni ingredienti ancora freschi, si immerse nella sua preparazione preferita, il suo perpetuo innamoramento, nonché il dolce che aveva reso celebre il suo ristorante: la torta di fichi. I fichi erano decisamente l'ingrediente che amava di più, sapeva cucinare di tutto con il frutto dolcissimo la cui foglia rappresenta l'attimo in cui iniziò la fine della libertà per gli uomini. Inoltre, chissà perché, era un frutto che le assomigliava. Il celebre dessert, al contrario di quello che si potrebbe pensare, aveva una ricetta tanto deliziosa quanto segreta, dalla preparazione lunga e complessa. Ogni volta che si accingeva a creare il dolce, lei si dimenticava completamente del mondo esterno, non sentiva più niente, se non i profumi e i sapori che abilmente amalgamava.

Anche quel giorno, era totalmente concentrata nella sua cucina, immersa nella sua nuvola di aromi e piccoli segreti quando, al di là della porta, nella sala da pranzo, qualcuno si preparava a compiere una missione fallita una prima volta.


2 commenti:

  1. vai stappa il racconto dell'anno scorso!:D
    bello questo, era del periodo noir dell'atelier!

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  2. Bello! Spiegare agli assenti... Attentato omicida in cucina? :)

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