Premessa: Questo racconto è stato trascritto sullo schermo di uno smartphone. Potrebbero esserci degli errori.
Seduto ad un tavolo di quel malfamato locale, l'uomo si guardava spaesato intorno. Così intento ad osservare gli astanti non si accorse che un vicino gli rivolgeva la parola. Frasi incomprensibili venivano pronunciate dalla bocca alcoolica di quell'attempato bevitore. L'unica possibilità per uscirne fu, per il nostro, di annuire stupidamente.
Al piano di sopra le locandine sparpagliate sul tavolo promettevano "Musica anni 50, 60, 70, 80 e molto altro". Decise di approvvigionarsi di cotanta selezione e salì le scale fino al piano sovrastante. Là lo spettacolo non fu meno desolante. Uomini seduti sugli sgabelli di un bancone improvvisato parlavano amabilmente con un'ancora più improbabile barista mentre "Dj Alex" propinava scadente programmazione musicale da un impolverato giradischi. Mai aperitivo fu più genuino! In pochi secondi si ritrovò a ballare goffamente sotto il braccio di una malridotta ubriacona mentre i restanti presenti scandivano il ritmo della musica con scoordinati battiti di mani. Finita la canzone e salutata la distrutta partner danzante uscì dal locale non prima di aver scambiato tutt'altro che comprensibili sbiascicamenti con il signore poco prima liquidato.
Continuò il suo vagare per i vicoli e le viuzze dove giovani stavano accasciati di fianco a maleodoranti cassonetti in un trip tossico-alcoolico. Alcuni di loro sputavano per terra maledicendo la sorte, altri raccoglievano compulsivamente mozziconi spenti di sigaretta per poi fumarli. Vide addirittura un uomo rubare delle monete ad un'artista di strada, scappando, mescolandosi fra i passanti. Entrò in quella che poteva parere una rosticceria, lì una coppia di indiani si scambiava sguardi ammaliati consumando "finger food". Ordinò una delle prime cose gli parve commestibile, pagò, e salutò il simpatico venditore. Salì sulla collina, attendendo diligentemente a consumare la cena. Arrivato in cima, si sedette su un blocco di pietra a guardare la città sotto i suoi piedi. Aprì il sacchetto e vi avvicinò il naso per assaporare il cibo dapprima con l'olfatto. Scartò il pasto, il quale era tutto ricoperto da una salsa di color rosso. Fece il primo boccone. Una sensazione di calore iniziò a diffondersi in tutto il suo corpo. Quella era la cosa più piccante che avesse mai mangiato. Le sue papille gustative pensarono di essere finite all'inferno, dal caldo che faceva in quella bocca. I pompieri, presto!
Ripensò a quando il venditore gli chiese: "qualcosa da bere?" lacrimando davanti al sacchetto vuoto.
Santissima regina!
RispondiEliminaGrazie.
La tua nunzia apostolica preferita si complimenta con l'autore dell'opera dal chiaro sapore di luppolo. Me gustò!
RispondiEliminaPortami un campione di quella salsa.
RispondiEliminaHas the time of his life!
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