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lunedì 15 agosto 2011

Gli occhi dell'amore


C’è qualche legge che mi proibisca di guardare una donna?
Be caro mio non stai guardando una donna, ma la donna e forse la tua donna, se sarai bravo. Però adesso smettila dai!
Le lenzuola gialle rendevano la stanza ancora più luminosa in quella giornata estiva, l’inizio dell’estate quando si sta fino a notte fonda con le finestre aperte guardando le stelle dalle lenzuola sudate, lottando contro le zanzare e assorbendo ogni spiraglio d’aria.
Lei era sdraiata, con la pelle candida che fuoriusciva dalle lenzuola, la pelle leggermente abbronzata e un rossore sulle guance. La mano giocherellava sul materasso un po’ bitorzoluto, con le dita sottili disegnava cerchi concentrici canticchiando una melodia ad occhi chiusi. I lembi della coperta le coprivano solo il sedere e la pancia. Il seno era bello, rigoglioso, le caviglie sottili e il naso appuntito.
Lui si pose in piedi, nudo, di fronte a lei, sul lato destro del letto e la guardava con occhi assorti, quasi incantati, di un incanto invisibile ma tanto palese infondo. Il sorriso era quello ebete, tipico dell’innamorato che non sa ancora di essere tale. Ogni emozione era quadruplicata, ogni gesto era un sussulto e poi finalmente, in quel letto, tutte le paure si erano assorbite, tutto sembrava chiaro lei lui che altro sennò?
Mi prendo del succo all’arancia, ne vuoi? Posò la macchina fotografica che aveva tenuto in mano fino a quel momento per bloccare il tempo, l’attimo di perfezione e andò nell’altra stanza mentre urlava “ magari così ti rilassi un po’ e mi lasci fare qualche scatto a quel tuo corpicino...”
Lei sorrise.
Odiava essere fotografata, tanto più nuda, nel proprio letto. Ma sorrideva. Era lui che la fotografava, in fondo era un nuovo modo per fare l’amore. Una condivisione di corpi, di eternità. e poi se lui avesse vinto il concorso sarebbe una grande occasione per cambiare vita, lui finalmente con una carta in mano per diventare fotografo e lei la musa, la viaggiatrice.
Lei era li sdraiata su quello che sarebbe diventato il loro letto, luogo di giochi e amori, di risate, solletichi e pianti, grandi pianti. La loro storia sarebbe nata e finita in quel letto, era già scritto negli incassi di legno, nelle lenzuola umide e nel materasso sgualcito. Anche loro lo sapevano, ma nel frattempo la macchina scattava e lei intimidita lanciava cuscini.. lo sapevano ma non potevano far a meno di sorridere al loro amore, alle loro lenzuola e alle loro illusioni e perché no anche al concorso e alle fotografie.

Post scriptum

Per la cronaca il concorso non venne vinto. In effetti lui era proprio un pessimo fotografo e lei.. be diciamo che aveva le sue ragioni a non voler essere fotografata.

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