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lunedì 18 aprile 2011

La lettera

“Per la città e per tutte le altre destinazioni”. In piedi davanti alla cassetta postale, pensava che quella frase rappresentasse al meglio i suoi ultimi anni. Per la città, quando gli veniva concesso, dormendo su un materasso di cartoni abitava vicino alla stazione. Per le altre destinazioni, dove lo portava il cuore, perennemente senza una fissa dimora. Il suo aspetto trasandato destava preoccupazione nei passanti che lo evitavano quando camminava per la strada. Nessuno mai si era fermato a sentire la sua storia, perché si fosse ridotto a vivere di stenti o perché si trascinasse in giro uno zaino pieno di carta straccia, buona soltanto per la spazzatura. Mario, 49 anni, barba incolta e odore marcato di chi per lavarsi aveva fatto ricorso alle fontanelle pubbliche nell'ultimo anno. Davanti alla cassetta postale stringeva nelle mani una lettera, sporca e sgualcita, diretta alla sua ex moglie.

Luigi, 25 anni, sbarbato di recente e dall'odore di pulito era un giovane laureato in Filosofia all'Università di Bologna, pieno di aspettative per il futuro che vedeva roseo. Viveva in una bella casa indipendente, con il giardino e tutto il resto. Si era svegliato di buon umore, aveva preso un caffè e stampato curriculum da spedire ad alcune case editrici. Ordinatamente li aveva riposti in una cartellina ed era uscito di casa. Nel tabaccaio sull'angolo aveva comprato buste e francobolli, si era seduto poi su una panchina e aveva cominciato a scrivere. Come gli avevano spiegato una lettera di accompagnamento scritta a mano destava più curiosità nei responsabili alla selezione del personale, in quanto ormai molto rara. Aveva imbustato tutto, aveva appiccicato i francobolli ed era pronto per spedire quelle lettere.

Come queste due storie si incroceranno forse sarà ormai chiaro nella testa del mio lettore, quello che però non lo sarà ancora è dove queste due storie si spingeranno, per dare vita ad un inaspettato finale.

Luigi si stava recando verso la cassetta postale, con le lettere perfettamente imbustate sotto il braccio. Nel frattempo Mario, che era rimasto fermo con la lettera in mano piangeva. Luigi, visto quell'uomo piangere disse: “Ha bisogno?”. Mario lentamente voltò la testa verso il ragazzo, era la prima volta da mesi che qualcuno gli rivolgeva la parola. Non disse niente, si limitò ad annuire per poi scoppiare in un pianto fragoroso. Si sedettero al bar, e dopo essersi ripreso Mario raccontò tutta la sua storia. Di come avesse perso il lavoro e di conseguenza la sua famiglia. Sua moglie l'aveva cacciato di casa, lì aveva lasciato un bambino di sette anni e una bambina di dieci. Iniziò quindi a vivere per strada raccogliendo gli articoli di giornale sui manager dell'azienda che l'aveva licenziato. Se li portava tutti in un piccolo zaino fradicio che teneva sempre sulle spalle. Luigi disse: “Verrò a trovarti anche domenica prossima, mi piacerebbe proprio scrivere un libro su di te”. Si salutarono. Mario sapeva che non l'avrebbe mai più rivisto. Tornò alla cassetta postale ed imbucò la lettera.

“Verona, 17 aprile 2011.
Mia cara, sono stato un fallito nella mia vita, saluta i bambini.
Vi voglio bene, Mario”

Mario a quel punto estrasse una pistola, e gridò verso un uomo incravattato appena uscito da un portone. L'uomo spaventato iniziò ad urlare, tutte le persone gridavano terrorizzate. Mario gli si avvicinò con la pistola puntata, l'uomo dalla fretta di voler scappare inciampò e cadde. Lo guardò diritto negli occhi e disse “Guarda che cosa mi hai fatto”. Recitò una breve preghiera poi rivolse l'arma verso di sé. BANG.

4 commenti:

  1. :)

    :p

    E gli altri ritardati?

    stasticizza il tempo di pubblicazione!

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  2. questo racconto segue la gaussiana...
    il nucleo centrale di speranza e le code di drammaticita'
    commedia-tragedia saldate?
    grande Paja

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  3. a questo punto si potrebbe parlare di clochard preferiti..
    paja de paja: san piero l'è stufo di aprire le porte per i tuoi racconti;
    Tu la falce ce la metti dappertutto.

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