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lunedì 30 gennaio 2012

Chiavi in tasca. (Un età che non passa mai)

Il faccino più bello della Renania usava sollazzarsi nelle giornate odorose di margherite e Lillà, lungo il torrrente che correva oltre le mura della sua tenuta di campagna.

Ivi portava con sé le sue ancelle, adornate delle migliori trine e trame d' oriente e d' occidente.

Il suo liuto poggiava svogliatamente sul grembo. Era stato costruito con i migliori e più pregiati legnami del paese, odoroso di mugo selvatico.

Se appoggiavi l'orecchio alla noce pregiata potevi udire distintamente il vento che ancora carezzava delicatamente le cime degli abeti neri.

E poi Il suo volto.. il..suo...sguardo di frontiere sconosciute e inavvicinabili..



S. attendeva con ansia il momento in cui questa stronzata avrebbe finalmente abbandonato i suoi pensieri.

Tamburellava le dita agitate sul volante, controllando sul cruscotto i minuti fuggitivi che la separavano dalla destinazione.

Gli ac dc erano decisamente monotoni, nati per inibire il sistema nervoso centrale e rimbecillire i padiglioni auricolari. Abbassò con un gesto infastidito il volume, aprendo la via al silenzio che proveniva dalle piantagioni di kiwi della campagna circostante.

La nebbia procedeva lenta,lasciando spazio al buio dei prati infiniti a cui faceva da grigio confine.

-Merda- urlò S.

Ancora una volta quel viso di porcellana si ripropose, ghignante e malizioso.

Perfetta Bambola, nella delicatezza dei capelli che ricadevano graziosamente attorcigliati sulle spalle.

Magnifica grazia con cui i suoi piedi toccavano il terreno senza produrre rumore.

Sovrana della perfezione,incarnazione dell' arte pura e fine a sè stessa.

La mano di S. giaceva ripiegata sul petto.

IL suo seno cadeva verso il basso, noncurante del vestito che aveva sicuramente previsto mammele dritte sull' attenti come soldati alla guerra.

Passò un dito sotto l' occhio sinistro, e si accorse del dolorante punto di gonfiore.

Il mascara metteva in risalto i suoi grandi occhi marroni, ma non era riuscita a farla diventare una donna.

“Baby Dolls fashion” professava Dior. “Cat eyes style” prometteva Maybelline new york.

Ma Battendo le ciglia impregnate di poltiglia scura e puzzolente nello specchietto destro, vedeva sempre e solo lo stesso quadro.

E il seno di lei. E Le sue mani sulla chitarra. La gola tesa di usignolo che incantava un pubblico solo.

Così, nel bel mezzo del nulla, la sua vecchia macchina decise di spegnersi prima di arrivare a destinazione.



O sarebbe meglio dire che S. prese le chiavi e le mise nella tasca.

E aspettò che tutto passasse, rassicurata dall'aria calda che sputava fuori la sua twingo a gasolio.

La serata sarebbe proseguita senza S.

Perchè Bisogna esserci predisposte, a fare la regina.

2 commenti:

  1. voi donne siete tutte schiave della perfezione :D
    bello il racconto Marti!

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  2. "Bisogna esserci predisposte, a fare la regina."
    VERITA'.

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