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lunedì 9 gennaio 2012

Tieni Duro!

Campagna Modenese, 1936 anni di profonda crisi, povertà e odore di guerra.

Quel mattino il piccolo Piero si svegliò con il pisello bello ritto. Era già successo. E non ci diede molta attenzione li per lì, il suo compagno di banco Martino, che certo era un po’ tardo visto che lo avevano bocciato ben tre volte, al Piero ci aveva infatti detto qualceh mese fa che è normale la mattina che ti viene il pisello tutto duro a volte. E Piero si fidava di Martino, che certo non era sveglissimo ma la sapeva lunga: c’aveva ben 3 anni più di lui: “Tranquillo Piero. Quello ti diventa come un sasso se vedi certe cose delle donne ma anche la mattina quando ti svegli. Vedrai che se aspetti si molla tutto. Fidati. Anche per me era così quando c’avevo la tua età!”
Quello le ha fatte tutte alla mia età, pensava Piero ogni volta, visto che Martino era solito chiudere così ogni discussione.
Piero però quella mattina aveva anche aspettato più del solito. Ma il suo arnese non mollava un millimetro.
L’imbarazzo non durò molto. Quando vivi nella campagna modenese e tua madre ha passato la sua fortunata vita a sfornar figli – eccoti 8 pargoli - e quando per grazia di Dio le preghiere del padre che vuole un maschio vengono ascoltate fin troppo - eccoti quindi 8 ometti – e quando lo stesso padre lavora un giorno si e quattro no – eccoti che i figlioli dormono tutti nella stessa camera; eccoti insomma che l’erezione del piccolo Piero, 10 anni, viene subito notata dal Matteo, 16 anni che subito fa eco agli altri: “ Guardate ragazzi il Piero c’ha l’erezione che buca il lenzuolo!” E Ilarità generale che scoppia nel dormitorio: ride Franco 17 anni, ride Matteo 16, ride Alvaro 14, ride Primo quarto genito, Ridono i gemelli Marco e Paolo 11, ride pure lo stesso Piero “che tanto ormai che mi hanno scoperto!” Pensava.
L’unico che non ride è il piccolissimo Alberto 4 anni che è nato terribilmente tardi. E poi mica sa cos’è un’erezione.

Piero, sempre bello durello, ma decisamente disinibito esce dalla suo letto e si infila i calzoni. Duro o non duro c’aveva proprio voglia di far colazione.

Entrato in cucina, a parte il piccolissimo Alberto erano già tutti a tavola a pasteggiare con caffelatte e panbiscotto: i fratelli compressi sui due lati lunghi del tavolo e Giovanni suo padre a capotavola. La madre, che era in orbita fornelli si girò verso Piero.
Notò immediatamente che il Pierino aveva i calzoni a metà caviglia “ Ma su Piero, figliolo, che hai preso per caso i calzotti di tuo fratello piccolo? “Non aveva notato il tronchetto sul pube perché era una donna umile che viveva a testa bassa e che aveva fatto 8 figli.
Fischia.
Beh torniamo a noi: “Mo non vedi che ti stanno a mezza caviglia?”
Ecco il previdente intervento di Alvaro, il terzo: “ Ma mamma guarda che c’ha il cazzo duro! E’ per quello!” Ed ecco previdente anch’esso l’intervento del babbo che ci molla un ceffone sul coppino di Alvaro : “ ma guarda che certe parole mica le voglio sentire ! Dopo ti porto da don Mario sai? Mica ci metto tanto!”
“Non ci vado dal prete!” E una bella pernacchia.
“E mo ti prendo a bastonate!”
Eccolo Paolo il gemello:” ma quale bastone? Ma nemmeno la legna per accendere il fuoco c’abbiamo!”
E ora l’altro gemello, Marco: “ ma papà prendigli il pisello a Piero, che è come un tronchetto, vedrai che la mamma poi ci fa la zuppa tutta la settimana e tu ci bastoni pure Alvaro!”
E ora le risa e le minacce che si perdono nel vuoto e una madre che si fa il segno della croce.

Calati gli entusiasmi, da Alvaro in su con il papà nei campi e dai gemelli in giù a scuola compreso il piccolo Piero che per evitare di creare altro scalpore si infila il pisellino pietrificato sotto la cinta dei pantaloni, bello aderente al suo pancino.
Il piccolo Alberto rimane a casa invece. Non che a nessuno interessi ovviamente.

Arrivato a scuola Piero non perde un attimo per sottoporre la questione al Martino. Il quale non solo c’aveva 3 anni in più era anche un’incredibile esperto di piselli, peni, e cazzetti : “Boia Piero! Capitava anche a me alla tua età. Se qui però aspettando non ti molla ci dobbiamo trovare una donna.”.
A Piero tutto ciò pareva sensato e poi si fidava di Martino. “ Ci sono. Dobbiamo andare dalla Sandrona: quella ha le cosce che fanno per te. Ti basta che le guardi: poco eh. Vedrai ti passa tutto.”
Piero sempre pieno di fiducia non obbiettò. Decisero di marinare l’ora di religione di suor Franca. Niente di grave, visto che una volta i due discoli avevano scritto sul vangelo della stessa sulle pagine del miracolo dei pani e dei pesci “SUOR FRANCA STRONZA”, sollevando un polverone senza però venir scoperti.
I due sapientoni raggiunsero quindi e di soppiatto la postazione della giunonica Sandrona, ovvero la bidella: 50 anni, larga come due vacche grasse e alta come un cespuglio basso.
Il donnone era intento a fare un qualcosa a maglia e come previsto dall’illuminato Martino le suo poderose cosce erano all’aria, vista l’impossibilità della gonna , seppur lunga di contenerle.
“Guardale Piero! Guardale! Prima che ci scopra qualcuno. E fatti ammosciare quel tuo pisello!”

Piero Osservava. Fissava. Guardava. E sognava di tuffarsi in quella carne, in quella calda abbondanza. Il suo pisello però non accennava a ritirarsi. Anzi. Lo sentiva pulsare come un dannato. Gli pareva pure li li a fargli saltare la cinta.

Ma ecco che come un bel sogno viene bruscamente e amaramente interrotto dal risveglio, questo idillio di carne venne squarciato dall’arrivo del fascistissimo preside che lesto afferrò i due per altrettanti orecchi.
“A voi due! Delinquenti! Adesso vi schiaffo una bella nota! Che ci fate fuori dalla vostra aula! Marsh marsh!” Disse trascinandoli in ufficio.
I due minacciati a dovere non ci misero molto a confessare tutto. Ma proprio tutto.
Il preside fece chiamare i genitori dei due.
A prendere Piero si presentò il padre essendo la madre sommersa dall’imbarazzo in un qualche banco della chiesa a snocciolare rosari.
Nel frattempo, mentre la giornata volgeva al termine, e padre e figlio tornavano verso casa al piccolo Piero il cazzo si era anche calmato, tornando a dimensioni e densità accettabili.
“Eh figliolo. Sei come tuo padre! C’hai un bel temperamento! Se io ne ho fatti otto tu ne farai almeno quindici! Sono fiero di te!”
Piero non capiva molto. Il preside prima lo aveva proprio cazziato di brutto e dopo il padre invece di bastonarlo forte lo elogiava.
“Papà io mica ci voglio tornare a scuola domani.”
“E mica ci torni, da domani vieni nei campi con i tuoi fratelli grandi.”
Giovanni sputò per terra e si fermò a guardare la campagna circostante, con il figliolo al suo fianco.
Il tramonto sulla piatta pianura sagomava in controluce le due figure proiettando le loro ombre a decine di metri dietro di loro.

“Fanculo. Braccia donate all’agricoltura.”

2 commenti:

  1. Come sempre, ti potresti rasare la barba a parole Pippo, sei un grande.

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  2. sarà la lettura, saranno i baffetti ma spacchi sempre il culo (tanto per rimanere in tema)

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