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mercoledì 18 gennaio 2012

Timothy e le forbici

"...un coltello, una forbice, o forse un taglierino. Accidenti, non so mai cosa usare in questi casi! Cazzo, davanti alla pianta carnivora vado sempre in crisi. Forse,se scelgo il taglierino, non riuscirò ad ammazzare la pianta. Il coltello no, perchè quello uccide i mostri non le piante. E allora.. forbice!”

quello era stato il pensiero di Timothy negli 0,2 secondi che intercorsero tra il disegnarsi della pianta carnivora sullo schermo e la pressione del suo pollice sul tasto X del joystick. il personaggio pixellato che le sue dita comandavano stava per essere mangiato dalla pianta carnivora e Timothy sperò con tutte le sue forze che le forbici fossero state la scelta giusta per salvare l'ometto sullo schermo. Non poteva assolutamente sbagliate: quello era l'ultimo mondo per finire quel maledetto gioco di ruolo alla playstation dal quale si era lasciato risucchiare la vita nell'ultimo mese. Non che la sua città non offrisse possibilità per uscire o che non avesse con chi divertirsi, era lui che aveva scelto la solitudine e che teneva nelle sue stesse mani la causa e l'effetto di quell'isolamento. Nel frattempo il suo personaggetto sullo schermo aveva estratto dalla sua saccoccia un paio di forbici con le quali aveva trafitto a morte la pianta assassina.

evvai - esultò- ti ho fregato, sporca pianta carnivora!”. Timothy si alzò dal divano sul quale aveva passato le ultime tre ore a giocare, spense la playstation e andò in cucina a farsi un caffè. Notò solo allora che l'orologio segnava le tre di notte e gli sfuggì un'imprecazione. Il giorno dopo sarebbe stata una giornata importantissima e lui aveva sprecato tutta la sera su quel maledetto gioco senza preparare nulla per il giorno dopo. A dire il vero, né in quello né in tutti i giorni precedenti aveva fatto molto per prepararsi all'incontro previsto per l'indomani. E non si era preparato per un motivo tanto semplice quanto terribile: non aveva idee. Cosa che, dato il suo lavoro, avrebbe significato licenziamento immediato. Timothy infatti faceva il creativo. Era stato assunto un anno prima in una casa di produzione che si occupava di cinema, pubblicità e televisione. Per i primi mesi era stato molto produttivo e sfornava jingle, spot e sceneggiature a rotta di collo, ma nell'ultimo mese si era come spento. Non che il suo lavoro non gli piacesse più, era solo che aveva bisogno di sentirsi un po' più libero: non era semplice essere creativi e nel contempo non uscire dalle ferree leggi dello showbiz. Proprio per questo suo calo, era stato convocato dal direttore creativo in persona per un colloquio fissato per il giorno dopo alle nove. Aveva si e no cinque ore di sonno davanti a se e zero idee da presentare allo squalo che l'avrebbe licenziato se l'avesse trovato impreparato. Così, stanco e preoccupato per il suo destino, abbandonò l'idea del caffè e si buttò a letto nella speranza che il sonno lo cogliesse in fretta. Almeno in quello, le sue preghiere furono esaudite perchè il calo di adrenalina dovuto alla vittoria tanto sudata lo fece finire in un sonno di piombo che fu interrotto solo dall'insistenza della sveglia la mattina successiva.

Timothy si alzò svogliatamente e si trascinò fino al bagno, ma doveva muoversi perchè aveva solo mezz'ora di tempo per farsi una doccia ed andare incontro al suo destino professionale ed umano. Si vestì in fretta e si specchiò nello schermo della tv spenta. Sistemandosi il ciuffo pensò a quanto tempo aveva sprecato dentro quella televisione, quella televisione era stata la causa e l'effetto della vita che viveva.

Arrivò al grattacielo che faceva da sede alla sua casa di produzione e salì direttamente al trentaduesimo piano, dove stava l'ufficio del direttore creativo. Bussò alla porta sperando di non ricevere risposta in modo da recuperare qualche minuto per inventarsi qualche cazzata. E invece da dietro la porta arrivò l'invito a procedere. Era ora. Entrò e fu invitato a sedersi, poi superati i primi convenevoli il direttore creativo arrivò al punto. “Allora Tim,mi hai portato qualcosa?” Timothy non aveva assolutamente niente da dire e così inizio ad arrampicarsi sugli specchi raccontando che il suo calo creativo era solo dovuto ad un periodo e sarebbe passato presto, ma vedeva benissimo che il direttore non credeva ad una parola di quello che si stava inventando. Timothy si vedeva già uscire dall'ufficio con in mano la scatola che conteneva i suoi effetti personali, quando suonò il telefono. Il direttore si alzò dalla sedia per rispondere e così facendo permise a Timothy di vedersi riflesso nel vetro del quadro che stava appeso dietro le spalle del direttore. Ecco,l'idea: intanto avrebbe temporeggiato parlando di se. Bene, stavamo dicendo?” incalzò il direttore tornando a sedersi.

Si,ecco, la storia che ho in mente per il prossimo film da scrivere riguarda un ragazzo che è molto solo e che ha delle difficili relazioni con il mondo esterno. È un ragazzo molto buono ma che fatica a trovare una sua dimensione nella realtà in cui vive ..” “che cazzo stai dicendo,Tim? Questa qui è una storiella da soap opera!” lo incalzò il direttore. ma no,direttore. È diverso perche il nostro personaggio è lui stesso causa ed effetto di questa solitudine e di questo isolamento. Non è una storia da soap, è un'altra cosa.. proprio tutta un'altra cosa..” Timothy si stava attaccando a tutti gli specchi possibili, cercando di rigirare la frittata pur di far credere al direttore che aveva un'idea. Nel frattempo la sua mente viaggiava alla ricerca di una svolta e si malediva per aver sprecato tutto quel tempo su quel videogioco. Una lampadina gli si accese al pensiero del videogioco. In fondo, quello di fronte a lui era una pianta carnivora,quindi.. disse: si ecco direttore, le dico che il mio film sarà diverso da tutti perchè il protagonista conserva in se stesso la causa del suo isolamento.. lui, al posto delle mani,ha delle forbici!”

il direttore restò impietrito e sbottò:”come cazzo è possibile che ti vengano delle idee del genere? È un punto di vista geniale! È un nuovo genere.. visionario!" e finchè esultava chiamo la segretaria al telefono:”Sandy, preparami il contratto del sig. Burton!” Timothy,dal canto suo, tirò un sospiro di sollievo e pensò al suo omino pixellato.. le forbici lo avevano salvato ancora un volta.

4 commenti:

  1. Molto buono anche questo racconto, Rizzi. Si porta a casa il solito 10 ;)

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  2. http://www.youtube.com/watch?v=pwfF5-Wt6YU questo è pitfall secondo me giocava con questo:D

    tralaltro il protagonista del film perdeva sempre alla morra cinese :)

    gran racconto! ciao Snuzz

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