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lunedì 27 giugno 2011

Steve Clark


Arturo Rizzo era una persona di 11 anni. Stava viaggiando in una legnosa cabina di prima classe che da Matera lo stava portando a Bari.
Era accompagnato dalla Signorina Steiger, la segretaria di suo padre.
Arturo, o meglio, come lo chiamavano tutti, Turò, era assorto nella lettura del Grande Almanacco sportivo del 1961, che nonostante avesse poco meno di un anno era già decisamente vissuto. Era un regalo del nonno Amedeo, che puntualmente, ogni anno, a settembre regalava al figlio di suo figlio, la nuova edizione di tale volume.

A Turò, piaceva immergersi nelle gesta eroiche di questi atleti… Leggere di forti pugili, di centometristi veloci come il vento, di temerari sciatori…
Ma sempre ce n’era uno. Uno su tutti. Quello che lo illuminava. Quello che lo faceva sognare.
Pagina 87.
“ Steve Clark, statunitense classe ’43, stabilisce appena diciottenne un nuovo sensazionale record sui 100 metri stile libero, segnando a tabellino un incredibile 55,4 secondi alle Olimpiadi di Los Angeles…”

Quanto lo colpiva questo Clark. Era così diverso da tutti gli altri… Magro e sottile, apparentemente delicato, ma con la determinazione dentro gli occhi.

Un cenno della signorina Steiger lo riportò alla realtà “Siamo arrivati Arturo”.

All’uscita della stazione un’auto dell’impresa di suo padre li stava attendendo. Appoggiato ad essa un giovane autista in divisa nera, visibilmente sofferente per il forte caldo.

“Signorina Steiger, signor Arturo… Purtroppo il signor Rizzo ha avuto un inatteso contrattempo…e non è potuto venir a prendervi di persona. Non vi potrà ricevere prima dell’ora di pranzo. Mi ha quindi pregato di accompagnarvi al Lido per un bagno…e di porgervi le sue scuse…”

“molto bene” Fu la robotica risposta della signora Steiger che aggiunse “ Arturo, spero che tu abbia con te il tuo costume da bagno!”

Turò Annui.

“Fantastico andiamo al mare!” Con l’entusiasmo da copione perfetto, per una donna di 24 anni che prende 240 lire all’ora come segretaria tuttofare.

Annoiato e silenzioso Turò salì in auto. Per tutto il tragitto pensò a sua madre che se ne era andata da ormai 2 anni…a suo padre, troppo impegnato con il suo lavoro per occuparsi di lui, freddo e terribilmente prevedibile.
Sapeva già come sarebbe stato rivederlo… cosa gli avrebbe detto, "come va, non hai fatto arrabbiare il nonno…?"le solite cose.
E quella città fuori dal finestrino che ormai non riconosceva più come casa.
Niente e nessuno di quei luoghi facevano più parte della sua vita.

Arrivarono in spiaggia. La signorina Steiger si sistemo all’ombra del suo cappello di paglia.
Turò indossato il suo costume di tela rosso ruggine si stabilì su di una roccia lambita dal circolare bagno e asciuga del mare.

I suoi pensieri volavano e turbinavano senza fine e senza fini, come dei rapaci su una carcassa…
La giornata era abbastanza serena da far sì che il sole baciasse con violenza la sua pelle ma non abbastanza da permettere di intravedere della terra oltre il mare.

Turò si tuffo’… e cominciò a nuotare verso il largo con struggente determinazione…

“Uno, due, tre, quattro…”

Senza curarsi del mondo che dietro di lui scivolava via.

“nove, dieci, undici, dodici…”

Forza Turò, nuota! Nuota e conta. Fino a 55 secondi. Nuota come Steve Clark.
55 secondi per andare via da quel tutto che non è niente.

“Cinquantatre, cinquataquattro, cinquantacinque.”

Adesso fermati, respira e girati.

Guarda, non c’è più niente.

Solo mare.

FIN

3 commenti:

  1. fu una figata leggere sul foglio mentre leggesti tu Pippo!

    descrivi da panico quindi evviva il Pippo!

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  2. Arturo Rizzo era una persona di 11 anni.
    spacca l'intro. volevo solo dirtelo. ora continuo a leggere. ah ha

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  3. commozione infatile. azz. la riproduzione di squarci d'infanzia (tema a quanto pare caro a vossignoria le pips) è fantastica. è nostalgia di sogni. è capacità di tradurre realtà in mito. è magia, è la voglia di lasciarsi andare.
    wow le pips.

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