L'incipit della settimana

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lunedì 6 giugno 2011

Anche Giulio Cesare mangiava da Mc Donalds

“Rispondi! Dove sono le caramelle rispondi!!” Ancora quel cazzo di momento! Non poteva ogni volta! Sempre alla mente quell’attimo.
E’ assurdo.
Lui e quello spocchioso del suo nipote. Figli di quei due irrispettosi.

“Pu” un bel giallone si incassa in toto l’impatto con il suolo.

“Nonno le caramelle! Mavaffanculo”.

Nonno Thomas stringe nella mano sinistra una caramella al pino. Adesso la mangia. Ne ha una voglia fottuta. Poi sarà la pace dei sensi….”Già me la gusto!”
Peccato per quei merdosi ricordi che prendono a schiaffi il cervello.

Non c’era niente da fare.
Era appunto così. Ogni volta. Sempre quando scartava una delle sue caramelle preferite: dure ma dal morbido ripieno al gusto di pino; gli tornava alla mente quel giorno in cui, stufo e con i coglione traboccanti, assestò un ceffone a quel macina palle di suo nipote.
Vagli a spiegare a quei ritardati dei suoi genitori…

sberla correttiva!
Non avrò mai il coraggio di toccare mio figlio!
E’ ritardato!
Deve crescere!
Lo vizi!
Ma gli voglio troppo bene!
Gli serve una dritta con un bel rovescio vedrai come impara!
Papa’ non toccare mai più mio figlio!

“Fanculo. Se questa è la famiglia del 2011 mi fa cagare. Nossignore qui non ci sto! 70 anni? Sono i nuovi 50.
Non ho bisogno di voi idioti pusillanimi del cazzo. Ho visto la guerra io. P&%$£a la Madonna!”

Non sentiva sua figlia da 10 anni ormai. Si era ritirato a vivere in montagna, in una casetta che si era preso in un buco di culo di posto.
Dieci anni e ancora non riusciva a gustarsi la sua caramella preferita.
La dolcezza della caramella e l’amarezza della vita. Che mix schifoso.
Ma questo non lo accettava il vecchio Thomas.
Era troppo orgoglioso per ammetterlo.
“Sto bene così. Parenti serpenti. La famiglia è una vita di compromessi. Meglio un cane come figlio che una figlia cagna…”
E altre cazzate del genere che avevano il compito di spazzare via i momenti amarcord.
“Se lo scorda che la chiami quella stronza! Non mi rivede più, neanche da morto.”

Ed eccolo qui con una caramella stretta nella mano sinistra e un biglietto aereo per Honolulu nella destra.

L’autoparlante dell’aeroporto di Villafranca chiama il suo volo.

Doveva andare via. Non gli bastava più la casetta nel buco del culo del monte. Le sue caramelle erano troppo amare.

Sua figlia non si faceva sentire da anni. Nemmeno per Natale.
Se dovesse stare alla parola data non avrebbe nemmeno presenziato al suo funerale.
“Cancellare dalla propria vita suo padre, che stronza!”

Scuote le spalle, come per liberarsi dalla polvere.

“Honolulu arrivo!”

Si infila in bocca la caramella…e…Il gusto di pino pungente come il ghiaccio.. quel sapore delizioso…. che gli invade la gola, il naso, la mente…

Nessun pensiero negativo per un attimo… finchè non si accorge di avere sete.

4 commenti:

  1. Yo rigà! Ultimooo. Vai. Dedicato a chi si ritiene degno.

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  2. woooww pips.. bellissimo!veramente.. un finale amaro che mi ha straziato..

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  3. questo si è un freerider




    p.s. Pippo Super:D

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  4. è anche borderline!!

    finale agrodolce da panico!

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