L'incipit della settimana

ELABORATO TESTUALE DI TOT PAROLE: "L'antico vaso andava salvato"
STRINGA AUDIOVISUALE DIGITALE PROVENIENTE DA QUALCHE SERVER: "Youtube"
RETTANGOL CARTPLASTIC CONN'IMMAGIN STAMPAT QUAS BEN:"Perdita di tempo"
Ctrl+c, Ctrl+v, STAMP-E-PORT-LE-FOGL:"Glutammati sto sodio"

lunedì 27 giugno 2011

Si stava meglio quando si stava peggio


“Eva è andata a dormire” gli disse sua moglie. “Va bene, non la disturbare. Guarda cosa ti ho portato.” disse lui estraendo una gallina da un grosso sacco. “Oddio! Quella gallina sembra un tacchino da quanto è grande!”

Avete presente quella frase che ripetono spesso i vostri nonni: “si stava meglio quando si stava peggio”? Molte volte non riuscite a capire come una frase così mal strutturata possa essere vera, altre volte invece non riuscite a comprenderla nella sua interezza, anche perché un metro di paragone non lo avete.

Erano gli anni in cui le persone si salutavano per la strada intrattenendosi sempre in convenevoli riverenti. Gli uomini si alzavano il cappello in segno di rispetto, le donne sollevavano i lembi laterali della gonna quasi a fare un inchino. Si era nel pieno del boom economico, lo shock petrolifero e gli anni di piombo erano ancora lontani. Un caffè costava cinquanta lire, un litro di latte novanta e un chilo di pane centoquaranta lire. Un carabiniere prendeva sessantamila lire di stipendio ogni mese, il che lo rendeva abbastanza benestante per mantenere una famiglia. Una cosa accomunava impiegati, operai e contadini: la bicicletta. Le automobili iniziavano ad essere economicamente appetibili ma la maggior parte della gente ancora non ne trovava l'utilità. L'auto quindi rimaneva un bene di lusso ad appannaggio di ricchi proprietari terrieri e di nobili decaduti post costituzione repubblicana. Nei paesi questo era ancora più evidente, per le strade passavano non più di quattro automobili ogni giorno sollevando polveroni a causa delle strade non battute dall'asfalto. I bambini che giocavano in strada, quando ne vedevano una passare, partivano all'inseguimento anche solo per guardarla da vicino o per toccarne la carrozzeria. Molti di loro sognavano di possederne una da grandi, per suscitare l'invidia di tutti al loro passaggio.
La criminalità era una questione marginale, i carabinieri si occupavano soprattutto di furti di piccoli animali da cortile o di biciclette. Molto spesso non venivano nemmeno interpellati per gli screzi fra i cittadini, i quali preferivano risolvere tra di loro le controversie.

Davanti all'appuntato Iannaccone quel giorno si era presentato il signor Tebaldi che aveva un piccolo cascinale proprio vicino a Nassar.

“Appuntato, è successa una cosa terribile!”
“Si metta calmo a sedere e mi dica tutto” - disse l'appuntato
“Nottetempo, due persone si sono introdotte nel mio campo portando via delle galline, e non è la prima volta!” - disse Tebaldi, teso come una corda di violino.
“Bene, allora mi dica tutto che sporgiamo una bella denuncia, io la inoltrerò subito ai miei superiori e per conoscenza al magistrato.”

Iannaccone iniziò a battere sulla macchina da scrivere tutto quello che il signor Tebaldi gli raccontava.

“Ma come fa a non sapere quante galline le hanno rubato?” chiese stupito l'appuntato
“Ne possiedo parecchie ma non conosco il numero preciso, ma sono sicuro che ne abbiano portate via un sacco pieno.”
“Bene, allora ecco cosa ho scritto: Il giorno 26 giugno 1960 davanti al sottoscritto appuntato Iannaccone Salvo, si è presentato il signor Tebaldi Emanuele nato a Verona il 18 aprile 1927 dichiarando quanto segue. La notte del 26 giugno 1960 ignoti penetravano nella sua proprietà alle ore 2.00 circa asportando numero imprecisato di galline. Il signor Tebaldi non fornisce altre informazioni circa l'identità dei malviventi.”

Iannaccone passò tutto il resto della giornata a chiedersi come fa uno a non sapere quante galline possieda. Alla sera però, un vicino di casa di Tebaldi era accorso al comando e tutto trafelato aveva detto: “Correte, correte! Tebaldi sta sparando con il fucile dalla finestra!”

L'appuntato saltò in sella alla sua bicicletta e raggiunse velocemente il cascinale. Lì i ladri erano già scappati, lasciando un sacco con un paio di galline. Altre galline erano state uccise dal padrone di casa che ancora sparava dalla finestra.

“Venite qui, ladri maledetti! Venite qui, che vi impallino io!” gridava.
“Tebaldi, sono Iannaccone, metta giù il fucile, i ladri sono scappati! Rischia di far male a qualcuno!”
“Oddio! Mi scusi, appuntato! Mi ero fatto prendere dall'ira! Ora scendo.”

Per ringraziare il carabiniere del rapido intervento, il Tebaldi raccolse da terra la gallina più grossa che aveva ucciso, la mise in un sacco e la porse all'appuntato.
Tornato a casa fece vedere la gallina alla moglie, che dall'eccitazione della sua voce svegliò la piccola Eva addormentata. Eva, talmente sorpresa dal vedere una gallina così grossa, si mise il grande grembiule della mamma e disse sorridendo: “Non tornerò a letto finché non ti avrò aiutata a spennarla”.

Ora Iannaccone è un vecchio signore che racconta questa storia seduto su una panchina del parco, ancora pensando al brodo di quella gustosa gallinella che il signor Tebaldi, ormai morto da alcuni anni, gli aveva regalato. A volte, con una lacrima sul viso, ripete ai passanti: “È proprio vero che si stava meglio quando si stava peggio”

3 commenti:

  1. una fetta di salame di tempo passato....

    grande pane scrive il Paja!

    RispondiElimina
  2. pajaja the president.
    carina l'idea di non mantenere la stessa modalità di scrittura: dialogo, narratore illustratore dei '60s italieni, l'azione al passato, e l'anziano presente.
    pajaja, comunque, stando alle tue statistiche dovresti essere già a trenta con il coefficiente moltiplicativo pajajiano (20x1,5=30)! sei un fico.ahah

    RispondiElimina