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domenica 13 febbraio 2011

petra senza virgilo

La persona che odio di più al circolo infernale è un mago dai lineamenti concavi e dal naso convesso..” Petra iniziò così la seduta dal dottor Orlandi.

Lo svuotamento narrativo dei sogni di Petra ormai aveva preso una piega consuetudinaria.

Ogni martedì , dalle 18 alle 19, in via Zanari, ufficio del dottor Orlandi, primo campanello a destra.

Sotto l'influsso dei convincimenti minacciosi della madre, Petra aveva iniziato a frequentare lo studio del dottore ormai da più di due anni.

Non che lei avesse mai dimostrato squilibri psicologici eccessivi, ultime parole definitive di una giovane vita, tagli ai polsi... no no quello mai.

La madre aveva razionalizzato le emissioni sensoriali di Petra in maniera affrettata, quasi con la stessa volgarità di qui osanna il ruolo catartico della psicologia ..quale materia addetta alla cura di anime perse, un po' scivolose dal concreto. Questo ridurre a normalità ogni divergenza emotiva, questo compito di imbrigliare le manifestazioni del diverso, a Petra stava proprio sui nervi. E poi, si chiedeva, che cos'è mai questa normalità a cui tendere?

Per stanchezza e per rinuncia, Petra rese la madre tranquilla, e iniziò gli incontri.

In realtà Petra sapeva la causa del suo mancato inserimento nel “normale”. Si trattava del suo amplificatore emozionale interno che la portava a crisi di panico improvvise, e poi c'era la sua ossessione per i dettagli. Lei si definiva un osservatrice eccellente, scienziata dei visi, esponente illustre della cultura del dettaglio.

L' incrinazione di una bocca, i tagli del freddo sulle mani, il battito delle ciglia, le parole sbrodolate.. si fissava sempre sull'invisibile, mentre fuori dai suoi occhi si stendeva una massa atomica, confusa, intorcigliata e piacevolmente multiforme.

La persona che odio di più del circolo infernale è quel mago, tutto avvolto nel suo mantello..” riprese Petra.

il mio sogno inizia sempre con quella figura di gomma, un immagine non fotografica.. sospesa tra argini di fuoco. Alle piante dei suoi piedi ci sono anime infernali che ruotano velocissime che si graffiano le guance, aggrappati alle loro pene.”

Che sentimenti vivi in quelle riprese?” interviene il dottore snocciolando le dita.

Non provo paura perchè i miei occhi sono la cinepresa e vedo tutto per mezzo di una lente. Ma sento l'inquietudine di chi sta progettando una fuga da un luogo di malessere..tutto è ovattato nell'onirico.”

Petra arrotola i pensieri con fatica ( odia le interruzioni) e riprende il filo:
“non mi soffermo molto dinnanzi a quel mago.

Sebbene l'odio e l'amore siano i sentimenti più difficili da adottare, sento una repulsione aggressiva. Mi allontano, Muovo i passi poco più in là inserendomi nel circolo del purgatorio. Qui sono tutti più instabili, condannati a non sapere la durata del loro soggiorno. Ne carni, ne pesci. Hanno i visi tagliati a metà da una linea netta che spartisce la luce e il buio. Sto vivendo l'iter dantesco senza nessun Virgilio. Sono scossa ma curiosa. Provo ad interrogare un anima ma mi rendo conto che non posso comunicare, che sono invisibile a loro.

Non esiste la misura temporale dei sogni, non ricordo quanto rimasi in osservazione.”

Il dottore incalza: “ Riconosci dei volti del tuo quotidiano tra quelle maschere?”

No.. mi appaiono come fluidi senza riconoscimento. Poi la scena cambia e ad un tratto entro in una bolla bianca. Mi siedo sotto una quercia di candele e ritraggo il benessere. Una schiera di donne lunghe, alte, austere, protese verso l'alto. Sono belle. Sento il succo dolce di mela nel palato. Risuona alle pareti una melodia lenta di un pianoforte spogliato di dita...”Petra sospira.

L'ora della seduta risucchia gli ultimi minuti. Il dottore si accinge all'operazione di decodificare interiormente le risultanze del sogno. Rispetta l'accordo di Petra, la quale si era assicurata fin dal principio di rimanere immune dalle opinioni del dottore.

Arrivederci” Petra saluta con il cappotto in mano già sull'uscio.

Cavalca il marciapiedi verso casa. Migliaia di dettagli si incamerano nei suoi fori encefalici. Raschia le tempie con della tempera gialla e si rende conto di non poter pretendere nessuna coerenza finale.

La pretesa di comunicare ciò che è immune da comunicazione è opera degli ingenui più nobili e dei sognatori più impavidi.

Il punto alla fine di un discorso non è mai pensabile.

Siamo tutti ritratti verso l'interno, almeno nel tempo libero

3 commenti:

  1. complimenti marta... in questo racconto ho trovato un bel po' di te.. una filosofia intima e comune agli uomini allo stesso tempo! avrei voluto esserci per sentirtelo leggere!

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