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domenica 12 febbraio 2012

IDROFOBIA

Marco è un ragazzo di 14 anni che ha da poco cominciato a frequentare l'istituto alberghiero, scelta presa dopo aver affrontato vari test attitudinali che hanno messo in risalto la sua attitudine al comando. Il suo sogno è quello di diventare capo cuoco di un grande ristorante, uno di quei posti in cui potrà comandare tutti senza sporcarsi le mani e ricevendo lodi da tutti.

In aula è sempre seduto in fondo, nell'angolo destro, vicino alla finestra costantemente socchiusa. Affianco a lui siedono Giorgio ed Eugenio, suoi compagni fin dalle medie. Sono gli unici amici che ha, gli unici disposti ad ascoltarlo parlare esclusivamente dei suoi progetti futuri, che prevedono loro come sottoposti, e della sua passione: i profumi.

Possiede 200 mini boccette da collezione, 163 flaconi da 150 ml, 97 flaconi da 50 ml, 43 colonie, due scatoloni pieni di campioni-prova e 72 differenti essenze suddivise in: fiori, frutti, cortecce, radici, muschi e spezie.

Nei pomeriggi liberi dagli impegni scolastici ha l'abitudine di fare un percorso ben programmato nelle tappe e nei tempi. Comincia sempre dalla cartoleria all'angolo, entra, sfoglia le riviste di moda e se all'interno trova dei campioni-prova si dirige alla cassa per l'acquisto. Successivamente si reca nelle due profumerie del suo quartiere, ma spesso rimane deluso perché sono prive delle ultime novità. Infine suona il campanello in tutti i centri estetici nelle vicinanze per chiedere se hanno campioni della sua nuova scoperta, le creme profumate.

Questa mania era nata per colpa di sua madre che fin dai primi mesi di vita aveva l'abitudine di cospargerlo di olii profumati e borotalco. Marco quando vedeva l'acqua impazziva e urlava come un'aragosta immersa in una pentola in ebollizione, così la madre lo lavava il minimo necessario. Suo padre gli racconta sempre di quando aveva tre anni ed erano andati in vacanza al mare perché speravano che vedendo quella meravigliosa distesa d'acqua Marco non avrebbe resistito e avrebbe superato quella strana fobia. Nel momento in cui si era trovato davanti il mare, invece di gioire lui si era messo ad urlare che lo volevano uccidere ed era andato a nascondersi sotto lo sdraio di due ragazze. Suo padre si rese conto che le loro speranze erano un assurdità dato che il bambino si rifiutava anche di bere e preferiva convivere un sondino naso gastrico.

Il 21 novembre dello scorso anno qualcosa cambiò. Quel pomeriggio i suoi amici erano assenti da scuola per evitare l'interrogazione di tedesco, così lui si ritrovò da solo durante la lezione pratica di cucina. Normalmente non s'occupavano di tutto ciò che riguardava l'uso dell'acqua, Giorgio ed Eugenio dovevano sempre lavare gli alimenti, cucinare ciò che doveva essere cotto a vapore, bollito e impastato.

Quel pomeriggio si dovette accontentare di lavorare con una compagna di cui ricordava a malapena il nome. Sfortunatamente lei non era d'accordo con la suddivisione di ruoli imposta da Marco, pure lei voleva comandare. Gli fece scolare la pasta, misurare il grado di cottura delle zucchine lessate immergendo in esse la forchetta, obbligandolo così ad avvicinarsi pericolosamente all'acqua e rendendolo sempre più nervoso, minuto dopo minuto. Marco raggiunse il picco di stress quando dovette impastare a mano il pane, mischiare l'acqua e la farina lo urtarono pesantemente ma perse completamente la ragione quando il professore lo obbligò a lavarsi le mani sotto l'acqua corrente. In quel momento pensò che aveva decisamente sbagliato scuola, cadde a terra in preda a una crisi respiratoria e infine svenne.

Riprese coscienza quando lo avevano già caricato su una barella per portarlo al pronto soccorso. I medici notando il suo stato di sporcizia si rifiutarono di visitarlo e lo mandarono a casa con due prescrizioni,incontri con uno psicologo e l'obbligo di fare una doccia al giorno. Ovviamente Marco non aveva alcuna intenzione di seguire la cura e arrivato a casa si mise subito a letto.

Il mattino seguente sua madre lo svegliò più tardi del solito per lasciarlo riposare. Marco s'arrabbiò, la insultò, uscì di corsa di casa e riuscì a prendere l'abituale autobus. Nell'istante in cui timbrò il biglietto si rese conto che si era dimenticato di cospargere il suo corpo con gli abituali profumi.

Quella mattina dello scorso novembre l'odore che proveniva dai piedi di Marco era talmente forte che i suoi compagni di banco dovettero cambiare posto.

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