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martedì 13 marzo 2012

la porta scorrevole

Non c'è nulla da temere dall'ignoto.
mattina, 8 ottobre 2010, ore 10
sera, 26 giugno 2011, ore 22.35
pomeriggio, 2 febbraio 2012 ore 16.30

una mano che saluta, una corsa o dei palloncini, una lacrima, nella mente le immagini si confondono ma la sensazione rimane la stessa. L'ignoto che si fa bagaglio, troppo grande, troppo piccolo, sempre troppo pesante. Il metal detector, il tornare indietro, il palpaggio della poliziotta, è sempre il braccialetto argento, maledizione. Le scale mobili, il beauty free e l'attesa sulle sedioline di plastica blu. Le mani prudono e il cuore è in tumulto. Poi le nuvole, sempre diverse, le luci della città, il mare che si fa oceano. Il sonno che arriva e la mente si assopisce.
La lotta per il bagaglio a mano e poi la porta scorrevole. Al di là una faccia, una città, un'ignoto. Un'ignoto che eccita e fa tremare la gola, i calzini sono troppo caldi o troppo freddi, non sapere cosa accadrà, come la piccola me affronterà la grande me. Come l'innocenza coinciderà con lo scetticismo. L' ignoto fa paura, stronzate a chi dice il contrario. Che fosse l'8 ottobre, il 26 giugno o il 2 febbraio la mia mente non sa distinguere, il tremore era lo stesso, due secondi di esitazione dietro quella porta, sapendo che in dieci piccoli passi l'ignoto sarebbe diventato realtà, una realtà. La vecchia me sarebbe diventata una me più saggia, più confusa, certamente sempre più alla ricerca.
Perchè è vero che l'ignoto fa paura, ma è fottutamente irresistibile.

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