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domenica 11 marzo 2012

Domeniche e Dolciumi.

Non c'è nulla da temere dall'ignoto. L'ignoto è il Nuovo.
Ed è così bello, imparare cose nuove... ad esempio, questa sera, mi trovavo sulla via di casa, della casa di Torino s'intende, quando.... non ho potuto fermare un pensiero. Le ore precedenti erano state segnate da un viaggio in treno tremendamente lungo, su un vagone carico di corpi assonnati e troppo vicini: impossibile dormire, impossibile stare del tutto svegli. Su quel treno era impossibile persino fare pipì, non si trovava un posto adatto per farla, e -se c'era- era materialmente irraggiungibile per le troppe carrozze buie e chiuse che c'erano di mezzo. Anche gli ormoni a volte giocano brutti scherzi, sai. Puoi sentirti infelice e nervoso e non capirne la ragione. Una maledettissima ragione alle volte non c'è. Irreperibile. Latitante. Trasparente. Ma fastidiosa. Come dicevo: stavo tornando a casa. L'umore non era dei migliori. L'umore aveva semplicemente chiuso le porte della percezione in una penombra ferma, aspettando che la giornata finisca, come finisce una guerra persa. Camminavo. Guardavo più in basso del solito. Volevo solo arrivare - finalmente - a casa.
Un attimo! sono senza calze. Sono senza calze e sono a Torino e generalmente di calze ne porto due paia che con i piedi freddi non si ragiona bene. Senza calze...i piedi appoggiano la pianta sulla suola delle scarpette senza alcun brivido, alcun tremore, alcun malessere. Anzi, il collo del piede riceve, nudo, il vento lieve delle 9 di sera e si fa sfiorare felice da un aria benevola, per nulla rigida. Che meraviglia, penso, primo giorno senza calze! In effetti, ci sono 16 gradi e per essere sera è una bellissima promessa.
Cammino ancora.
Le persone si aspettano davanti ai portoni dei palazzi del centro di Torino: "Scendi, sono qui!", "Si, un minuto e arrivo." Qualcuno andrà al cinema, qualcuno farà semplicemente una passeggiata.
è domenica.....già. La domenica non mi piace. Ma la domenica sera...quella si. C'è una calma così naturale... Non si deve correre da un'ansia di prestazione all'altra come durante la settimana e non si deve sfoggiare tutta l'energia di cui si è capaci come nel weekend. La domenica sera è quando il proprio sedere fa i conti con una poltrona morbida. Che sia di casa, del cinema o di un circolo letterario, il momento culo-poltrona è tra i più veri che ci possano essere. Penso a queste cose mentre continuo a camminare e, finiti i portici, attraverso corso Palestro che la mattina ospita il mercato dei contadini. Nel mezzo, il baraccone dei dolciumi. è bianco, ha delle scritte rosse e delle enormi caramelle -di quelle gommose - disegnate sulle pareti. è chiuso, ora. Quanto mi piace questo posto. Probabilmente prendere un sacchetto di caramelle lì mi regalerebbe una settimana di reclusione forzata al bagno, ma attraversare con calma il corso deserto, voltare lo sguardo a sinistra e vedere il grande banco dei dolciumi e la strada che prosegue -orgogliosamente poco illuminata- per andare a sbucare da qualche parte che ancora non conosco (proposito: esplorare al più presto tutto il corso fino alla fine!) fa viaggiare la mia mente verso un sorriso e una tranquillità che potrebbero trasmettermi soltanto dei tendoni da circo in una mia Potsdamer Platz immaginaria... ...quindi: sorrido. Senza accorgermene, il mio sguardo si è alzato in modo deciso, i miei piedi non desiderano più arrivare a casa in fretta ma godersi l'aria tiepida che ammicca alla primavera e il mio umore ha improvvisamente spalancato tutte le porte delle percezioni esterne. Non penso più al treno, non penso più alla casa. Penso solo alla bellezza di un banco di dolciumi chiuso, in una domenica sera, in una città semideserta che potrebbe essere qualsiasi città. E tutto questo succede per un motivo. Perchè è bello imparare cose nuove.

1 commento:

  1. padrini, ti abbraccio per la sempicità con cui mi rendi felici con queste poche parole.

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