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lunedì 14 novembre 2011

Bordelli e conventi


C'è un edificio in città che funziona come un'esca, luccicante ed ipnotica, proprio al centro del quartiere borghese. Gli abitanti del quartiere, uomini e donne distinti, conoscono perfettamente il contenuto di quel degradato e cadente edificio. Gli uomini di una certa età accompagnati da altrettanto vetuste signore impellicciate, ogni tanto si girano a guardarlo con ammirazione, poi fermate subito dalle schifate consorti che dicono: “È una vergogna, proprio in mezzo a questo rispettabile passeggio!” ricevendo una triste scossa di capo da parte dei mariti. Alcuni di loro ci erano pure entrati, per cercare ristoro e felicità quando il loro corpo ancora glielo permetteva.

All'ingresso una signora, cadente quanto l'edificio, consigliava le specialità di giornata: giovani, vecchie, secche, maggiorate, tutto con un dettagliatissimo prezzario basato su qualità e tempo. La signora ovviamente aveva già fatto gavetta nel settore, e per molti anni aveva esercitato anch'essa alle dipendenze di una matrona. Sulle gambe accavallate, coperte da una gonna con lo spacco, era visibile la cellulite che negli anni aveva reso la sua pelle insostenibile alla vista.

Le ragazze, lavoratrici di quel luogo, erano generalmente vestite con la biancheria intima di pizzo nero bene in vista, una canottiera bianca attillata e una gonna aperta sul retro ad evidenziarne le rotonde e perfette forme. Per essere lì avevano dovuto passare una selezione medica ed estetica, ed il loro compenso finale era definito indiscutibilmente da un calcolo precisissimo che la matrona effettuava tramite un sistema di punteggi che affibbiava ad ogni qualità.

Quel giorno un avvenimento aveva scosso la pace di quel mondo dove la facile attesa di guadagno aveva preso posto sulla virtù. Monica, la preferita della casa, poiché non aveva mai fatto sgarri alle “sorelle”, era sparita. La mancanza di clienti aveva portato tutte le ragazze intorno allo stesso tavolo a discuterne.

Benedetta, la più piccola del gruppo, era lì da qualche mese. La sua storia era molto particolare: orfana in un convento di suore era scappata all'età di sedici anni per unirsi alle altre ragazze per mancanza di vocazione. Molto ambita fra i più anziani, era una vera chicca della casa. Disse:

“Hai capito quella Monica?! Secondo me si è data alla libera professione!”

“Impossibile, non tradirebbe mai le altre sorelle! Ma tu cosa ne sai? Sei appena arrivata fra di noi! Monica ha di certo avuto qualche problema! Sono sicura! Dovremmo andare a cercarla!”

Le altre, riunite al tavolo, iniziarono ad agitarsi alzando notevolmente la voce tanto da far sopraggiungere la matrona che disse: “State tranquille, ogni tanto è normale che qualcuna lasci questo lavoro... perché ha trovato un brav'uomo. Ve lo assicuro, io ne ho viste tante! La maggior parte di loro non riescono a salutare le colleghe, perché pensano che andarsene sia un tradimento.”

In quel momento, sentirono i passi di una persona avvicinarsi alla porta. La matrona fece un cenno della mano alle ragazze di disporsi sulla solita fila, e tornò a sedersi sull'uscio. Monica entrò spalancando la porta, tutta vestita di nero, col capo coperto. Questo abbigliamento suscitò l'ilarità delle ragazze.

Lei disse: “Sorelle, ho avuto la chiamata. Lascio questo posto di perdizione. La mia vita inizia ora!”

Benedetta alzò lo sguardo e disse, sorridendo: “Ti sbagli, mia cara, la tua vita è appena finita”

1 commento:

  1. l'edificio funziona come esca luccicante ed ipnotico ma in realtà è decadente e scalcinato.....

    ed è ambita meta, bello paja, è un racconto sui punti di vista!

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