L'incipit della settimana

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venerdì 27 agosto 2010

il Flusso

Vi è mai capitato di scrivere in diretta? Cioè quello che pensate, che vi passa per la mente finisce sul foglio. Direttamente senza passare dal via e senza ritirare le 20 mila lire. Ora (prima visto che ora state leggendo) sto scrivendo così, di getto senza filtrare nulla, da non credere. Credo che così facendo si possa fare a meno del tedioso confronto con tutti i fronzoli rituali e alla frustrazione che stanno dietro alla scrittura. Nessuno sa mai come iniziare, che parole usare, se il discorso diretto o quello indiretto… Io dico flusso di coscienza, aprire la mente come un melone e scrivere quello che si pensa.

Anche se poi talvolta un inizio già c’è. Vi starete chiedendo infatti dov’è l’inizio dei gradini, dei maledetti panni stessi, del caldo e della fatica. Diciamo che non c’è per ora. Diciamo che ancora non so dove andrò a finire, e quindi dove parcheggerò quelle 4 righe. Diciamo anche che potrei non usarle, appoggiandomi ad un semplice escamotage concettuale per il quale senza quelle 4 righe non avrei scritto ciò. E’ già un inizio. Oppure potrei usarlo come titolo. Avevo provato a seguire la regola alla lettera e ne era venuto fuori un racconto su una vecchia lupa che va a parlare con il Re del suo paese il quale è un orso ovviamente, e strada facendo incontra un vecchio amico, un tasso per l’appunto. Poi mi sono confrontato con la realtà. Un tasso vive 8 anni un lupo 23. Che diavolo di rapporto di amicizia potevano mai avere? In un anno di vita uno invecchia di un ottavo della sua vita ( diciamo 10 anni per noi homo sapiens sapiens occidentale) e l’atro di circa un ventesimo ( 4 anni ominidi). E poi c’erano i panni stesi. Cosa se ne fa un animale dei panni stesi? Insomma proprio non faceva per me. Anche perché l’inizio è qualcosa di intimo tra chi scrive e chi legge. E’ un asso nella manica, è la prima cosa che trasmetti. Adoro cominciare a scrivere, potrei scrivere decine di racconti senza finirli. Scriverei un libro di incipit. Fantastico. Iniziare è un’arte, mi vengono in mente alcuni inizi fantastici, ad esempio “Se una notte d’inverno un viaggiatore”. O la “bibbia”, incredibile. Sono paziente, amo gli orsi, la panna montata mi dà la nausea, non credo in nulla e amo l’incipit della bibbia. Però. Potrei usarlo come frase di apertura per il mio curriculum.

Mi piacerebbe molto cominciare un racconto parlando direttamente al lettore cercando di materializzarmi nella sua mente. Ad esempio ciao caro lettore questo racconto fa cagare per le prime 20 righe, poi dalla ventunesima tieniti forte. Il finale e scontato, ti dico già che il cattivo muore di brutto ucciso dal buono. Così ad un finale scontato abbiniamo un inizio a prezzo pieno. Meglio fermarsi un secondo ora, mi sto chiedendo se questo possa essere un racconto. In realtà il mio flusso di coscienza, che è un po’ francese si stava chiedendo quanti in questo momento mi stiano giudicando uno stronzo che non ha seguito le regole egocentrico. Beh se posso non poteva andare altrimenti. Davvero. Io ci ho messo tutta la buona volontà e un gran desiderio di portare a termine questa piccola sfida estiva. Comunque il racconto di tassi, lupi e orsi umanizzati faceva proprio cagare. E scusate il francese.

Nel principio Iddio creò i cieli e la terra. E la terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso, e lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque.

Dalla Bibbia, autori vari, fantascienza a sfondo sportivo

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